Rassegna storica del Risorgimento

PRATI GIOVANNI ; RATTAZZI URBANO
anno <1937>   pagina <1459>
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Urbano Rattazzi e U Prati poeta politico 1459
Noi non. dobbiamo dimenticare che tutto dipende dal valore che diamo alle persone e alle cose, e l'esteta approverà l'espressione secen­tistica, se considererà che il poeta, il quale è stato per oltre un decennio satellite e turiferario del Rattazzi, doveva riconoscere nel suo idolo prerogative superiori, ed il critico, o lo storico, rinfodererà pacato le armi quando apprenderà che Masio era non solo il Comune dove lo statista possedeva un feudo, ma anche il soggiorno prediletto, consacrato aXVotium fecondo, e ritempratore di novelle energie. Questo dice una lapide posta dal comune di Masio nel 1874, l'anno successivo alla sua morte*
A Masio si addita al forestiero la casa ove il Rattazzi soleva andare per riposarsi dalle gravi cure della politica, e si addita altresì, ancor oggi, in quella villa, chiamata innocentemente con appellativo dan­tesco Caina, che fu sua, nella valle del Tiglione, un gelso secolare sotto cui, tra il Cavour e il Rattazzi, fu conchiuso, in via preliminare, beninteso, il divorzio, come disse il Revel, dall'antica Destra, e il connubio col Centro sinistro (1853).
Ma quello che attesta il culto che ebbero i Masièsi per l'Uomo di Stato, è un episodio di audacia e di ardimento di cui fu protagonista tale Bordo Domenico soprannominato Furchin .
Ancor oggi i vecchi raccontano, con l'entusiasmo di chi narra le glorie e gli eroismi dei tempi andati, che il Bordo, per solennizzare la nomina a Presidente del Consiglio dei Ministri del Rattazzi nel 1862, concepì l'audace piano di dare la scalata alla torre per issarvi, lassù, il tricolore.
La torre che si eleva sopra un colle dominante la piana del Tanaro a guisa di baluardo, offriva all'audace scalatore un muro liscio, sì all'interno che all'esterno; unica tentazione e incoraggiamento al teme­rario, erano certi fori quadrati praticati verticalmente lungo le pareti nidi di passeri, di stornelli e di sparvieri ad intervallo di oltre un metro l'uno dall'altro, che potevano rappresentare tanti scalini o meglio tante tappe per ulteriori riprese ascensionali. Il Bordo compì la scalata con un'abilità e una elasticità degne di un arrampicatore di scuola, e con un sangue freddo confinante con l'incoscienza, bersaglio di mille bocche che lo gridavano pazzo o balbettavano preghiere per scongiurare l'imminente catastrofe.
Quando fu lassù, mediante una funicella potè, a più riprese, munirsi di mortaretti e degli accessori occorrenti per solennizzare l'avvenimento; e per tre giorni consecutivi fece rintronare i colli e le valli di Masio con gli spari delle ferreo canne . Così Masio solennizzava lo storico 3 marzo 1862, ad esaltazione del suo Presidente dei Ministri.: