Rassegna storica del Risorgimento

PRATI GIOVANNI ; RATTAZZI URBANO
anno <1937>   pagina <1462>
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1462
Alberto Lumbroso
14) Ma Re Tu sci. Rimangono D'Italia Tna custodì,
I plebisciti, i popoli*
La Croce bianca e i prodi:
E qnesfco Tuo che mormora
Dalla funerea sede:
Sempre ai miei Re la fede,
E alla mia Patria il cori.
Trapassa, per ultimo, con immagini e atteggiamenti ancor più spiccatamente manzoniani, all'esortazione di tregua dalle non sempre serene e nobili competizioni parlamentari, dalle quali, occorre dirlo, il Rattazzi riportò spesso, insieme con trionfi, gravi amarezze.
La vita, le lotte, gli alti e bassi della fortuna politica dell'amico, sono soggetto di meditazione al Poeta, che offre allo scomparso, quale pegno di inalterata amicizia e riconoscenza, l'alloro del suo canto e la promessa di perpetuo cordoglio.
15) Come chi getta l'ancora, Dopo crude! fortuna,
Che sparse ciurme a vespero Nel fido porto aduna, E là racconta i turbini E le confuse stelle E i sassi e le procelle Del superato mar.
16) Tutti ei così chiamandoci Alla sua fossa in giro,
Più nude e grandi Immagini Dopo il mortai sospiro, Narra i percorsi tremiti, Narra gli affanni ascosi, E amaro ai cor pensosi Abbonda il ricordar.
17) Tregua, o fratelli, all'invide Gare, ai superbi sdegni: Vita più eccelsa e candida A noi la morte insegni! Questa d'Urban sul cenere, Come che il cor ne gema, È la ghirlanda estrema Che fior non perderà.
18) Rotto il mortai tuo carcere, Fuor dei tumulti umani. Dormi, o gentil. Già scernere T'à dato i grandi arcani: Sccrnere i cor che t'amano, E il mio ohe ti offre e dona Quest'idtima corona
E ognor ti piangerà.