Rassegna storica del Risorgimento

VITERBO
anno <1937>   pagina <1469>
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La questione viterbese 1469
generosamente respinto, intendendo i Viterbesi far da loro le spese dell'insurrezione.x)
Il 3 settembre si riceveva dagli Orvietani una lettera cosi concepita:
La soluzione ormai prossima della questione napoletana ci deve tenere in vista di scuotere anche noi l'odioso giogo che sì lungamente ci grava. H momento si avvicina... noi facciamo conto sul vostro patriottismo e siano sicuri che appena verrà la notizia che su questa rupe sventola la bandiera Italiana accorrerete prontamente ad ingrossare le nostre file... Vi assicuriamo, poi, che quando vedrete far noi un tal passo, non sarà in nessun caso effetto di un cieco fanatismo, ma invece conseguenza di ragionevoli a ponderate riflessioni che ci sono approvate da persone autorevoli*
S'invitava, inoltre, qualcuno del Comitato viterbese a venire in Orvieto, per più chiare spiegazioni 2)
Si era dunque ai ferri corti. La sollevazione generale nell'Umbria e nelle Marche doveva scoppiare 1* 8 settembre. Però se vi furono qua e là moti insurrezionali nelle Marche, soltanto nella cittadina umbra di Città della Pieve si ebbe un simile tentativo. 3* Orvieto non si mosse, mancando se non la volontà, a quanto pare, efficace preparazione e, soprattutto, le armi. Fu quindi giuocoforza dar libero passo alle bande di volontari, che si erano andate organizzando ai confini dello Stato romano, sotto la direzione di alcuni emigrati, per suscitare ed appoggiare la rivoluzione interna, che repressa o no avrebbe dato occasione all'entrata in azione delle truppe regolari.
Per salvare le apparenze, il 7 settembre, lo stesso giorno in cui Garibaldi entrava in Napoli, il Governo piemontese inviava il famoso ultimatum a quello pontificio, col quale si chiedeva il disarmo e il licen­ziamento dei soldati di Lamoricière, offesa permanente al sentimento italiano e minaccia alla sicurezza dello Stato.
Contemporaneamente il generale Fanti significava al comando in capo dell'esercito pontificio che, ad ogni tentativo d'intimidire o reprimere un moto nazionale, sarebbe seguita l'immediata occu­pazione dello Stato. Senza ottenere alcuna risposta, che si preve­deva negativa, come realmente fu, il di seguente le truppe piemontesi varcarono la frontiera.'
i) Dichiarazione Salvatori in incartamento Tondi nell'Archivio Storico Viterbese (Miscellanea, 2, fase. 3, n. 16).
3) Incartamento Mangani, n. 17. Il 26 agosto Cavour aveva annunziato a Guai-terio che il Governo di Torino era deciso, non solo a secondare, ma a dirigere il movimento nelle provincie romane. (Cavour, lettera, n. 911).
*) DEKIII Azzi, pp. 171-172. Giornale di Roma del 13 e 15.