Rassegna storica del Risorgimento

VITERBO
anno <1937>   pagina <1476>
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14-76 Luigi Signorotti
voleri,conosco ed ammiro quanto avete fatto per noi, ma trovate un mezzo, nella vostra alta saggezza, che questa città, la quale ha salutato con tanto entusiasmo il Vostro nome, non ricada nelle mani di coloro che Vi detestano... Noi usciremo trionfanti da questa crisi e l'Italia, se le conserverete Viterbo, vi dovrà un beneficio di più... È Viterbo che si vuol colpire, è Viterbo che occorre salvare, Viterbo che, colla storia alla roano, si potrebbe forse provare che non appartenne mai al Patrimonio di S. Pietro... 1)
Pur troppo quest'ultimo dubbio, sottilmente insinuato nell'animo di Napoleone, e cbe forse avrebbe offerto una tavola di salvezza, non poteva essere risoluto in favore nostro. Viterbo fu sempre, e si era van­tata di esserlo, la capitale del Patrimonio di S. Pietro nella Tuscia. 2) Oltre tanti secoli di storia cbe lo provano, vi era la recente affermazione di voler serbare l'autonomia provinciale, di cui godeva ab antiquo. Il Grammont, a confutazione di quanto asseriva il Pepoli, rimise, con le sue osservazioni, all'Imperatore anebe la carta geografica dalla quale risultava cbe la città era il centro della provincia del Patrimonio. 3) Questa era la indiscutibile verità, dinanzi a cui erano superflui, e taluni anche ridicoli, gli altri argomenti, cbe dall'una parte e dall'altra si recavano a sostegno delle due tesi contrapposte. *)
La sorte di Viterbo e provincia era ormai decisa. E l'occupazione francese, annunciata fin dal 7 ottobre dal generale De Goyon,s) era considerata come il minor male, poiché ciò cbe si temeva era il ritorno dei mercenari pontifici, 6) A prevenire qualsiasi sorpresa da parte di costoro, era accorso il Masi con i suoi volontari, ritirandosi dalle posi­zioni avanzate cbe occupava;7) e lo stesso Pepoli si diceva pronto
) TUOUVENEL, op. cit., I, p. 245 e segg. Lo riprodusse tradotto in italiano, il PINZI, Uinsurrezione, ecc., pp. 15-17.
?) A parte la fittizia donazione della contessa Matilde, consacrata in un'iscrizione che vedesi nell'aula massima del palazzo comunale, lo provano numerosi documenti autentici, bolle papali e diplomi imperiali, tra cui quello di Federico II del 1240, che riconosceva Viterbo Caput regioni* et provinciae (Pergamena 55 nell'Archivio Storico Viterbese), pubblicata da Bossi {Storia di Viterbo, doc. 14) e PINZI (Storia di Viterbo, I, p. 368). Cfr. anche SIGNOHEMJ GIUSEPPE* Viterbo nella Storia della Oiiesa. Il Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, in Latina Gens, marzo 1931.
s) TUOUVENEL, I, p. 258 e seg.; THEODOU, p. 483.
*) Si pretese rappresentare Viterbo come posizione strategica importantissima, il granaio di Roma, ecc.
5) Incartamento XII, 8, n. 52 di protocollo.
6) Lo stesso Pepoli nel succitato indirizzo a Napoleone finiva col dichiarare: Se la mala sorte volesse che la ragione di stato vi forzasse a respingere le nostre preghiere, che V. M. permetta almeno che confidi la citta nelle mani del generale . Crf. dispacci Sforza a Pepoli in CADDI, pp. 834, 842.
V Si mosse l'8 da Poggio Mirteto, ove giunse il 10. CESA ni, pp. 256-257.