Rassegna storica del Risorgimento

VITERBO
anno <1937>   pagina <1478>
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1478 Luigi Signorelli
municipale per compiere Fatto formale di possesso della città, ove trovò riunita la Commissione provvisoria. Scambiate le presentazioni, il Vice presidente Polidori, in atteggiamento fiero e con voce fiera ed altisonante, lesse, nna protesta, precedentemente stampata e diffusa fra la popolazione, e della quale presentò copia al comandante francese. " Di poi, discesa nella piazza la Commissione, fece calare dal prospetto del palazzo comunale lo stemma Sabaudo, al quale la truppa rese il saluto militare, mentre il popolo stipato dietro i cordoni prorompeva in alte acclamazioni a Vittorio Emanuele ed all'Italia. Collocato, quindi, il prezioso emblema su di un carro addobbato con drappi e bandiere tricolori, gli spodestati rappresentanti della città si avviarono verso Porta Fiorentina, seguiti da centinaia di concit­tadini, al canto degli inni nazionali, e di là proseguirono il triste esodo nelle vicine provincie redente. 2)
La dignitosa protesta dell'autorità municipale e l'esilio spontaneo di tanti patrioti furono chiamati fatti meravigliosi dal Ricasoli, il quale se la prendeva col Parlamento, che non scattava dinanzi l'orrenda soverchieria . 3) D'Azeglio scriveva a sua volta concitato ad un amico francese: Non si tratta di terre né di immobili, ma di un popolo che si appartiene. Come pretendete che dopo quanto è successo un popolo rispetti le leggi, i trattati che hanno fatto senza consultarlo e per radiarlo dal novero degli Italiani . 4)
Ciò nonostante, il Pepoli non si arrendeva; e, dopo aver infor­mato direttamente il Re dell'azione svolta a prò della sventurata Viterbo, volle tentare un ultimo appello all'imperiale cugino. Due emigrati viterbesi si assunsero l'incarico di recapitare il messaggio: Emanuele Martucci e Palemone Giannini, i quali, dopo essersi abboc­cati in Torino con Cavour, da ni ricevettero istruzioni e commenda­tizie per il principe Girolamo Napoleone e per l'agente diplomatico sardo, si recarono in Parigi. Il principe fece ai nostri rappresentanti
*) L'originale è nell'incartamento XII, 8, prot. 53. La pubblicarono PINZI, p. 25, GAUDI, p. 824 ed altri. Ritengo opportuno allegarla in appendice, doc IL
2) PINZI, p. 260 seg. Alcuni Viterbesi si erano allontanati fin dal 10 diretti nella maremma toscana (memoriale Tondi). La maggior parte si rifugiarono nell'Umbria. GBKCOBIOVDS nei suoi Diari Romani (p. 128) annotava con compiacenza: I Viterbesi emigrano a schiere . Giornali italiani e stranieri riferirono, con particolari più o meno esatti, ma con parole di grande ammirazione, i fatti di Viterbo.
3) Lettere e documenti, I, p. 298 e V, pp. 276-277. *) Correapondancù poli-liana., pp. 169-170
) MASSARI. Vittorio Emanuele, p. 388. *> GAUDI, p. 848,.