Rassegna storica del Risorgimento

VITERBO
anno <1937>   pagina <1479>
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La questione viterbese 1479
ima benevola accoglienza, consigliandoli a consegnare al Ministro degli Esteri copia della protesta della Commissione municipale, affinchè rimanesse sempre più provato che Viterbo non aveva ceduto che alla forza ed al rispetto al vessillo francese e promettendo loro di accompagnarli presso 1* Imperatore. Ma, essendo stata enunciata sul National la visita che la deputazione viterbese avrebbe fatta a Napoleone, il nunzio pontificio andò su tutte le furie e tanto disse e fece che riuscì a far revocare l'udienza accordata.x) L'Imperatore si scusò, dispiacente dell'accaduto, aggiungendo che v'era stato costretto K da necessità politica .2)
Quando al Thouvenel ogni appoggio fu vano, da poi che era stato egli mal prevenuto dal Gramniont, con un rapporto9) nel quale lo si avvertiva di accogliere con la più grande diffidenza quanto gli si sarebbe comunicato sotto l'impero di una eccitazione facile a comprendersi e forse scusabile . Aggiungeva, con una certa dose di malignità, che si erano abbastanza favoriti gl'interessi italiani e ch'era tempo di pensare a quelli francesi. Si vuole, scriveva, che il Papa resti a Roma ? Ebbene conviene lasciargli Viterbo... D'altronde i fatti hanno già risposto ai timori del marchese Pepoli. Viterbo è rientrata sotto l'autorità pontificia e non vi fu né reazione né persecuzione . *)
Egli è impossibile che Viterbo sia riuscita spontaneamente. Masi si trovava in Montefiascone con una forza considerevole in proporzione della guarnigione di Viterbo e cioè presso a poco venti volte più numerose,5) egli si avanzava verso la citta, la guar­nigione era ritirata, era evidente che fra qualche ora Masi sarebbe stato alle porte. Le autorità avevano abbandonato Viterbo, e sudo che si trovino in Italia delle autorità che non facessero altrettanto: la città si è pronunciata per Masi, sfido che si trovi in Italia una città che in simili circostanze non facesse altrettanto. Io non parlo dell'una­nimità amichevole e toccante, detta e creduta dal marchese Pepoli, ma Terrore è palpabile, Viterbo è là, non ha che a numerarsi.
!) Lettera Martucci al figlio Giovanni.
z) CAVOUR, Lettera n. 1003.
3) Fu pubblicato dal THOUVENEIÌ (I, p. 258 arg.) e riprodotto da THEDOLI, p. 483.
*) Per controbattere tale gratuita asserzione occorrerebbe riferire un lungo elenco di leggi, decreti e bandi emanati dal Governo pontificio.
Basti qui citare una lettera di Don Augusto Ruspoli del 4 gennaio 1861: Noi siamo in un vero mare di guai... carcerazioni, censure, sorveglianze, destituzioni... Insomma non è vita questa, è un martirio continuo e tutte le classi ne sono stanche . (Incartamento Caprini).
fi) Fu già veduto che ciò non era vero. La stessa relazione negli atti della Magistratura faceva ascendere i volontari di Masi a soli 700.