Rassegna storica del Risorgimento

VITERBO
anno <1937>   pagina <1486>
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I486 Luigi Signorotti
DOCUMENTO II Signor Comandante
La certezza che voi venite per restaurare il Governo Clericale in questa Provincia, ha commosso dolorosamente tutta la popolazione. Mentre gli altri fratelli italiani hanno già esercitato il diritto di decidere con libero voto della propria sorte e altra parte sono per farlo, non pareva agli abitanti della Provincia di Viterbo che dovesse esser loro impedito di manifestare legalmente anch'essi, siccome ardano di far parte della libera famiglia Italiana. Che i Viterbesi accettino di buon grado di ritornare sotto il dominio clericale, non può credere alcuno; molto meno la Francia, quella nobile nazione che è alla testa d'ogni impresa liberale e generosa. Solo la forza può costringerli. Non vi offenda, Signor Comandante, questa espressione. Essa parte dal cuore di popoli, che hanno subita da secoli un'ignominiosa oppressione e credevano essersene redenti per sempre. I Viterbesi si rivendicarono a libertà per proprio moto, senz'aiuto, senza sug­gestione; la storia ne terrà conto. Essi non cedono oggi agli sgherri del [Governo Cleri­cale; cedono alle armi di quel magnanimo Imperatore, che ha fatto liete le sorti di altri Italiani. E se ai Viterbesi non può ancora essere altrettanto benigno, se anzi deb­bono soffrire ancora per rassicurare la sorte dei fratelli, essi al pari dei poveri fratelli Veneziani gemeranno in silenzio ed il loro lamento non offenderà che col dolore il glorioso vessillo della Francia. Questo Municipio per altro, come depositario della pub­blica fiducia, non può ritirarsi senza protestare, come protesta altamente, che ha subita,. non accettata, la restaurazione del Governo Clericale; e senza dichiarare, come for­malmente dichiara, che la Provincia di Viterbo ha il diritto di decidere della sua sorte col proprio voto; e se l'ha fatto testé invano, benché tanto spontaneamente ed unani­memente, non intende perdere il diritto, il quale formalmente si riserva, proclamando che questa popolazione desidera e vuole appartenere al Regno Costituzionale di Vit­torio Emanuele IL Polidori Alessandro fu Agostino ff. di Presidente, Torrioli Dottor Giuseppe, Martucci Aw. Angelo, Arcangeli Domenico.
DOCUMENTO III
Al Parlamento Nazionale.
Il dominio temporale dei Papi divenuto un anacronismo e uno scandalo fu con­dannato dalla coscienza universale delle nazioni civili, respinto e distrutto dall'unanime consenso degl'Italiani e ridotto a tale che, cessato di diritto dovunque, non può restare in piedi che negli sventurati paesi ai quali è imposto da eserciti stranieri.
Gl'Italiani della Provincia di Viterbo, sicuri di esprimere il voto delle altro regioni occupate, per nostra sventura, dai soldati di Magenta e Solferino, a Voi si rivolgono, eletti della Nazione, perchè colla vostra autorità col vostro Benso vogliate affrettare il giorno della redenzione, quel giorno che asciugherà nella gioia del trionfo le lacrime di tutte le madri, sarà tregua all'universale dolore.
Noi siamo oppressi, ormai è noto al mondo, dalla più irragionevole e feroce delle tirannie ohe, volendo elevarsi al disopra del genere umano, non pensa che alla vendetta e alla persecuzione e punisce le parole, i pensieri, nei sospetti suscitati dalla convinzione-che hanno i governi dispotici delle proprie colpe e del ribrezzo che destano dovunque*.