Rassegna storica del Risorgimento

OGAREVA NATHALIE ; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1937>   pagina <1495>
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Lettere di Mazzini a N. A. Ogareva 1495
liberamente. Non temete nulla: non mancheranno persone eie le predicheranno il materialismo.
Perchè volete, accelerando la vostra fine, allontanarvi dai vostri figli? Compiendo questo atto di egoismo, voi npn vi allontanate forse dall'amore? Non vi sentite forse meno capace di comunicare con chi vi vuol bene? Dio non ha fatto una speciale legge per voi, per me, o per qualche altro singolo individuo, ma Egli ha stabilito le leggi per l'umanità, per ogni essere umano, qualunque esso sia. Solo adempiendole potrete elevarvi. I vostri figli sono morti innocenti per la vita terrena. Vi è, non pud non esservi, una legge che dice: Avrete solo quello che vi siete meritato . Meritate voi l'unione con essi e l'ascensione con essi, se vi togliete il peso del dolore per essi, se volete por termine al vostro amore per essi mentre voi dovreste conservarlo, come il fuoco nell'ara, Be fate soffrire per voi persone che vi amano, se distruggetein voi ogni possibilità di far quel bene, che potreste fare, come essere umano ?
Noi incontreremo i tiranni, amica mia, solo quando essi cesseranno di essere tali nel lontano avvenire, quando nell'avvicendamento delle esistenze umane essi avranno riscattato le loro colpe umane. Nessuno può diventare un angelo, cioè sabre nella vita di un gradino, se non compiendo il suo dovere umano qui sulla terra. Essi lo faranno più. tardi di noi. Non esiste inferno per le creature di Dio: ciò sarebbe la decapitazione dell'anima, il che non è possibile. Vi è solo il purgatorio, cioè la purificazione ed il riscatto mediante una serie di metamorfosi consecutive.
Mi interrompono, ma io voglio mandarvi questa lettera. Un saluto cordiale a voi, abbracciate lisa per me
vostro fratello Giuseppe.
IV.
5 giugno 1865. Amica,
non dovete pensare-un attimo, che io vi abbia dimenticata. Io vi penso frequen­temente e spesso desideravo di scrivervi. Ma io non mi sento quasi mai bene; io sono oberato di un'infinità di lavoro insignificante, di cui voi potreste farvi un'idea sol­tanto essendo vicina a me; se io scrivo di sera, mi viene mal di capo; domenica, l'unico giorno senza posta sono assillato da visitatori, da conversazioni, spesso spiacevoli e ancora più spesso senza contenuto, che mi lasciano triste, annoiato, stanco moral­mente e fisicamente. Vi fu inoltre anche un'altra causa. Quando eravate a Nizza, io sapevo la ragione per cui vi trovevate li, e non osavo scrivervi. Più tardi seppi, che vostro padre era con voi. Io non so nulla di lui, ma io lo benedicevo, perchè era venuto da voi, e pure non mi sentivo in diritto di turbare in qualsiasi modo questa intimità. Io speravo quasi una lettera vostra da Ginevra.
Ma oggi sento il bisogno di scrivervi due parole, per ricordarmi a voi e per dirvi, che io vi penso e che qualora potesse rendervi anche il minimo servizio, dovete con­tare su di me, che vi ho scritto di mia propria iniziativa, non per cosi dire, on passaut, e non sotto l'influenza di quel sentimento acuto, che un grande dolore può provocare, ma spinto da un istinto, basato su un sentimento personale e in parte sulla speranza, che una nuova e seria amicizia possa offrirvi una, sia pur piccola, consolazione.
Scrivetemi se siete disposta a ci<); raccontatemi di voi stessa e di Lisa, ditemi qualche cosa di vostro padre. Come è la sua salute? Siete contenta della vostra nuova