Rassegna storica del Risorgimento

OGAREVA NATHALIE ; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1937>   pagina <1499>
immagine non disponibile

Lettere di Mazzini a N. A. Ogareva 1499
VI.
8 settembre 1865. Amica miai
voi non mi scrivete, secondo voi, per paura di farmi perdere del tempo. Ciò signi­ficherebbe che io vi sono del tutto inutile. Io suppongo la vera causa, perchè voi non mi scrivete; evidentemente voi pensate di non potermi comunicare nulla di buono di voi stessa. Voi vivete nel vostro dolore. Avete promesso a me e a vostro padre di non attentare alla vostra vita, ma sperate, che l'ininterrotta sofferenza, la noncu­ranza di voi stessa, la concentrazione in un* ossessionante idea, acceleri la vostra morte; ecco di che si tratta. Ascoltatemi anche se io vi tormento, anche se le mie lettere sono nn peso per voi io debbo dirvi ancora una volta: non è questo che ci avevate promesso e non è questo che mi aspettavo da voi.
La vita è così breve, che inventare mezzo per abbreviarla è quasi una pueri­lità. E ancora: agendo in tal modo, voi trasformate il dolore, che dovrebbe esservi Baerò in un dolore egoistico. Voi disertate il mondo, che soffre, dappertutto attorno a voi, perchè avete perduto la felicità. Perchè voi soffrite, condannate impassibil­mente a soffrire tutti quelli che vi amano, me stesso, che vi amo dal momento della vostra disgrazia. Pensate che non potete più essere utile a loro, e perciò non potete esserlo a nessuno. E ciò degno di voi? È ciò degno dei due piccoli angioletti, i quali, come io penso, non si sono che allontanati da voi? È cosi che avreste loro insegnato ad agire, se essi fossero destinati ad essere sulla terra accanto a voi? Essi sorridereb­bero o piangerebbero, vedendovi? Ogni morte dovrebbe renderci migliori, più amo­revoli e più compassionevoli verso gli altri, che soffrono. E questo il vostro stato?
Io spero, che mi vorrete perdonare, se io vi parlo con bontà, franchezza e severità come ad una sorella. Se questa mia pretesa vi offendesse, ciò significherebbe, che non capite nulla in me, non sentite quanta stima e amore sono compresi nella mia audacia. Il diritto a questa audacia me l'avevano dato le vostre prime lettere. Io ho creduto ad ogni vostra parola : mi chiamavate in esse amico. E cos'è l'amicizia, se non un'as­soluta sincerità? Non vi parlerò più delle mie credenze, ma devo per l'ultima volta ripetervi, amica mia: ammettete per un momento, che io professila verità, che l'atmo­sfera di dubbio e di negazione, in cui voi avete vissuto, abbia offuscato in voi la sem­plice conoscenza della verità, ebe si manifesta nei nostri istinti, entusiasmi e presen­timenti; ammettete per un momento, che vi sia una possibilità su cento che la mia fede sia giusta; sapete che rifiutando il dolore e il sacrificio, non purificandovi con essi, dimenticando il dovere e il compito assegnatovi, cedendo alla debolezza, causata dalle sofferenze individuali, laddove si dovrebbe pensare a tutti, che soffrono attorno a noi voi tradite la legge morale, vi allontanate dal progresso, che vi è prescritto e quindi vi allontanate da essi?
Coraggio, amica, coraggio per loro e per voi, in nome di quest'unica possibilità a cui potete credere; coraggio per La vostra povera Lisa, su cui si ripercuote il vostro dolore, che deve imparare da voi la fermezza nelle disgrazie e l'adempimento del dovere e presso la quale nessuno può sostituirvi; coraggio per quelli che vi amano e per me, per quanto piccolo io sia. Anch'io sono stato colpito nella vita da grandi sofferenze; ho perduto lontano tutti quelli che ho amato; amici, che io ho amato appassionata* niente, mi tradivano e mi ingannavano; avevo subito anche altri colpi non meno duri, ma io non ho mai pensato che ciò potesse mutare la destinazione della mia vita; ad ogni caduta consideravo mio dovere di cercare di rialzarmi un pò* migliore. E non credete che io sia insensibile. Dal tempo dei noti avvenimenti, io non ebbi più nella