Rassegna storica del Risorgimento

BONELLI CESARE
anno <1937>   pagina <1506>
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Salvatore Sibilio
Roma, 28 giugno 1880.
Eccellenza, il persistente silenzio che viene serbato dall' E. Y. riguardo la mia esonerazione, anche dopo che la mìa dimissione fu accettata da S. M. il Re, è un fatto che parrebbe incredibile, ma non mi è dato di farne apprezzamento. Però le leggi (provvedimenti straordinari e bilancio) che poterono fornire un motivo occasionale di conservarmi in carica sono ora approvate e quella dei carabinieri, da cui non sono impegnato in modo speciale, andrà forse oggi in votazione alla Camera. Inoltre è trascorso largamente il tempo necessario por trovarmi un successore. Non vi è più, adunque, nessuna causa perchè l'ora della mia esonerazione venga mag­giormente ritardata. Facendo, quindi, appello alla rettitudine di V. E. per ottenerla prontamente, tanto più che mi è pure necessaria per motivi di famiglia, io confido che vorrà darmi, quanto prima, l'annuncio della medesima. Con distintisaiina stima suo devotissimo Bonetti,
Civitavecchia, 12 luglio 1880.
Eccellenza, da molti mesi chiedo ripetutamente la mia dimissione, che fu anche pienamente accettata da S. M. il Re. L'E. V. evitando sempre di rispondere per iscritto alle mie varie lettere, categoriche tutte, quanto possibile, mi porgeva non di meno in riscontro poche parole evasive per mezzo del comm. Casanova accen­nanti per lo più che fra pochissimi giorni sarei stato esonerato dal portafoglio* Ma, nel fatto, FÉ. V. non cessò mai dal contrastare la mia esonerazione e così, nei tanti mesi da che l'invocò ho subito gli effetti di un'arte che nessuno certamente saprebbe lodare e che, alfine, mi oppresse la mente e mi riempì l'animo di amarezza e di esa­sperazione. In questa situazione decisi di allontanarmi da Roma e la notificazione che ne feci all' E. V. mi procurò una nuova missiva del comm. Casanova il quale mi disse, questa volta, che là mia esonerazione doveva verificarsi entro un paio di giorni.
Da gran tempo i giornali di Roma e di altrove, con dichiarazione totalmente conforme al vero, hanno propagato che la mia dimissione fu accettata e che io intendo assolutamente di deporre il portafoglio: alla mia recente partenza da Roma i gior­nali furono anche più espliciti a mio riguardo, e ciò collimava con la notizia, data per sicura, della decisa nomina del mio successore.
Dopo quanto precede ho l'onore di render noto all' E. V. che faccio, ora, ritorno in Roma, ma che a nessun costo riprenderò le funzioni di ministro, cosicché non dubito che Ella vorrò notificare formalmente l'accettazione delle mie dimissioni al parlamento, come già da gran tempo avrebbe dovuto succedere.
La prego, poi, vivamente di non insistere contro la mia risoluzione e di riapar-miarmi così atto di inarrendevolezza che dovrei spiegare con molto rincrescimento. Codesta mia dichiarazione, cotanto esplicita, è però assistita inscusabilmentc dal fatto della dimissione molte volte chiesta ed accettata e dalla massima costituzionale che un ministro, a cui il Gabinetto respinge una proposta importante, è in obbligo di ritirarsi, mentre è obbligo, altresì, del Gabinetto di non contrastare- la sua risolu­zione. Questa massima è stata osservata sempre dacché in Italia vige Io statuto e fu violata la prima volta a mio riguardo, ma potrà ora nuovamente prevalere.
Per altra parte, 1?E. V. non ignora quanto io sia osteggiato da alcuni deputati, particolari amici del ministero, ed è questa una circostanza di più perchè io debba assolatamente lasciare la mia carica attuale. Non credo che la mia determinazione