Rassegna storica del Risorgimento
BONELLI CESARE
anno
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1937
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pagina
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1507
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Il generale Bonétti 1507
possa recare imbarazzo al ministero ora che dispone di una considerevole maggioranza;1) dal canto mio, la falsa posizione fattami da tanti contrasti, mi impediva di rivolgermi ancora alle questioni militari di maggior importanza.
Ritengo, poi, imminente la nomina del mio successore ma, in caso diverso, anche il ministero della guerra può essere, per breve tempo, retto intcrinalmente da un altro ministro.
Con profondo ossequio, suo devotissimo Bonetti.
Questa lettera è scritta in uno stile alquanto vibrato, specialmente là dove si accenna alla massima costituzionale né, d'altra parte, si può comprendere tanta insistenza del Cairoli a non permettere l'allontanamento del Bonetti, senza pensare alla preoccupazione di salvare davanti al paese le questioni militari avversate alla Camera. E questo salvataggio era dato dal non concedere agli oppositori la vittima nella persona del Bonetti.
Tuttavia, di fronte a tanta pertinace insistenza del Bonetti, il presidente del Consiglio, il 13 luglio 1880, lo esonerava dalla carica. Ed il generale Bonetti ritornò al comando detta Divisione militare di Verona dove meglio che alla Pilotta [dove, allora, aveva sede il Ministero detta guerra] poteva rendersi utile all'esercito ed alla patria .2)
Il successore del Bonetti fu scelto nella persona del generale Bernardino Milon.
À dimostrare la giustezza di tanta insistenza da parte delBonelli e di tutta l'amarezza di cui era pieno valga il seguente brano di una lettera che Quintino Sella scriveva al generale Bonetti:
Io che vivo nella politica da vent'anni sono cosi stanco che non mi meraviglio punto del disgusto che tu ne provi. Un illustre uomo di Stato diceva che il suo mestiere era di avaler des couleurs... toujours de coni... .
V II 10 luglio due giorni prima della data di questa lettera il Magliani ministro delle finanze, riusciva a strappare al Senato come dice il QuintavaUe l'approvazione della abolizione graduale della tassa sul macinato che doveva cessare interamente col 1 gennaio 1881. Il proletariato (QOINTA VALLE, op. cit.,p. 243) operaio ed agricolo salutò con gioia questa abolizione perchè la tassa, quasi insensibile per le classi abbienti, per le quali il consumo dei cercali gravava in minima parte gol bilancio domestico, premeva fortemente sui poveri che nei cereali avevano il loro principale nutrimento: ma, in realtà, il vantaggio che ne risentirono fu assai piccolo, mentre per l'erario, che perdeva annualmente un'ottantina di milioni, il danno fu gravissimo e, in parte, contribuì alla ricomparsa dei disavanzi in un avvenire non lontano.
*) Cfir. Gazzetta di Torino, 6 gennaio 1886.