Rassegna storica del Risorgimento
BONELLI CESARE
anno
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1937
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pagina
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1512
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1512
Salvatore Sibilio
Queste parole sono una chiara sintesi della vita del generale Bonelli in uno stile militaresco e nobile, degno delle vite dei capitani illustri:
L nomo cui, oggi, si schiude la tomba consegui il più alto grado nell'esercito: fu comandante di Corpo d'armata. Ed altresì, due volte quale ministro della guerra fece parte del Governo dello Stato. La storia tramanda ai posteri due fatti singolari ; di sua vita.
Era il 24 giugno 1866.
La 1* Divisione del nostro esercito del Mincio, arrestata da forze assai superiori, dovette volgere in ritirata. Il momento era solenne. La necessità di porre argine all'impeto nemico era impellente. Il colonnello Cesare Bonelli, comandante l'artiglieria del 1 Corpo d'armata, sereno d'animo, come di mente, schiera le sue batterie sull'altura di Monte Vento e benché non disponesse che di soli 23 pezza, contro un numero ben maggiore di artiglierie avversarie, formando di quelle il nucleo principale di nostra resistenza, affronta per ben quattro ore il nemico; e quando esso, cresciuto vieppiù, in forze, obbliga le nostre artiglierie a ritirarsi ancora, egli, il Bonelli, apposta di nuovo alcune artiglierie a protezione di Taleggio e sì ne impone al nemico che questi non più s'avanza.
Resta, così, a noi quel luogo di capitale importanza nelle vicende della fatale giornata.
Era il settembre del 1882.
Le gonfie acque dell'Adige avevano straripato, la campagna veronese era già tutta inondata; e gonfiando sempre più le acque di tutta quella veneta regione, miseria e squallore era dappertutto. H centro stesso di Verona comechè battuto dall'impeto più violento del fiume, era per esserne squarciato. Verona consacrò, allora, nel bronzo il suo amore all'esercito che, in quei tristi dì, la salvò; e fu poi consacrato in marmoreo monumento la dovuta riconoscenza a colui che colà comandava.
Ma il comando, per quanto geniale, ha pur duopo di fedeli e generosi coadiutori, e fra questi fu primo il generale Bonelli che, allora appunto, era a capo della Divisione militare di Verona.
Questi, o signori, i due fatti consacrati nella storia. Ma chi potrebbe mai dirvi, qui, di tanti e tanti altri che sono scolpiti nella mente e nel cuore di coloro che ne furono testimoni in tutto il corso della sua lunga ed onorata ed altissima carriera?
Semplice, affettuoso, buono, rifuggente da ogni fastigio, poteva non apparire il soldato fiero, valoroso quale fu sempre, in ogni contingenza di guerra e di pace. Egli è perchè le virtù militari, del pari che le civili virtù, derivano dai sentimenti del cuore non dall'esteriorità e parvenza della vita.
Questo soldato che, nell'esercito toccò l'apice della carriera, questo cittadino che, nel grado senatoriale, consegui il premio che si concede ai più insigni, quest'uomo fui cui petto brillavano le più ambite onorificenze alla virtù ed al valore, quest'uomo, che, ritirandosi dal servizio militare attivo, sostenne ancora, con sapienza ed amore, pubblici uffici, quest'uomo che fu modello di famigliari virtù, qnest'nomo, o signori, fu tanto modesto da potersi ben dire che in se personificasse la modestia stessa.