Rassegna storica del Risorgimento

ZAMPETTINI GIOVANNI
anno <1937>   pagina <1541>
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VITA DELL'ISTITUTO
IN MEMÒRIA DI FULVIO CANTONI
Talli quelli che hanno conosciuto Fulvio Cantoni, e sono stati moltissimi, sanno ch'egli fu uomo buono, nel significato più alto ed esteso della parola, e studioso egregio e veramente benemerito.
Della bontà egli aveva fatto il più alto scopo della vita. Si prodigò, per il pros­simo, instancabilmente, senza guardare alla persona, od alle persone beneficate, che tanto più erano umili e bisognose, tanto più erano sicure d'avere la di lui protezione e le di lui fervide ed efficaci e disinteressate premure. Del resto, egli non parlava mai del bene compiuto; lo nascondeva, con quel tacer pudico, che accetto il don ti fa. Non aveva finito di compiere una buona azione, che metteva mano ad una seconda; e, spesso, contemporaneamente, si occupava di diverse opere di bene, man­candogli, talora, il tempo a tutto, ma non il desiderio, che gli moltiplicava l'energia, le forze, la tenacia, il proposito di riuscire a vincere tutte le resistenze e tutti gli ostacoli, per arrivare a sollevare miserie, soccorrere disoccupati, tergere lagrime, dai piti non conosciute o non curate, e ricondurre la gioia ed il sorriso in famiglie tribolate. Tutto ciò egli faceva, senza ostentazione, o secondi fini, sembrando suo distintivo prediletto: la tua destra non sappia del dono fatto dalla tua sinistra.
Tutti lo conoscevano funzionario distinto ed integerrimo; studioso e pubblicista esimio; uomo colto ed erudito, come pochi. Nell'epoca più propriamente sua, tutti hanno conosciuto ed apprezzato Fulvio Cantoni, come uno dei Bolognesi più caratteri­stici e più originali, più simpaticamente noti, per l'innata sua gentilezza, amabilità è finézza d'animo e d'educazione.
Entrato giovanissimo, sin dalla fondazione, al Resto del Carlino., impiegato nella Biblioteca dell'Archiginnasio, poi vice-direttore della Biblioteca medesima ; incari­cato della direzione del Museo del Risorgimento dal 1904 al 31 marzo 193J, redat­tore del massimo giornale della sua città e corrispondente ricercato ed apprezzato dei principali giornali d'Italia, tenne gli accennati uffici e parecchi altri, con alto senso di dignità e di responsabilità, con mirabile fervore, portando e lasciando, ovunque, l'impronta della sua tenacia, della sua fermezza e della sua dirittura.
Era una tempra di lavoratore non comune. Chi l'ha conosciuto da vicino, chi gli è stato al fiauco, sa che la sua vita, la sua operosità, la sua instancabilità segna­vano la sua giornata di una serie di esempi e di mòniti. D'intelligenza pronta, di memoria tenace, di mobilità, sensibilità e proposito singolari, egli attendeva, con­temporaneamente, ed a tutte bene, a non so quante cose diverse. Fu, nella sua Bologna, uno degli uomini-tipo dell'italiano nuovo, dati dall'ultimo ventennio del­l'Ottocento e dal primo trentennio del Novecento, dall'anima complessa, versatile, irrequieta, indice di un'Italia, che stava buttando via tutte le vecchie scorie, e veniva incontro, consapevolmente, ai tempi ed ai cimenti nuovi.
Come studioso, Fulvio Cantoni segnò un'orma originale. Il metodo severo, da lui seguito, era quello che qui avevano dato insigni maestri ed educatori, come il Carducci, U Fiorini, il Masi, il Bclluzzi, il Pascoli: risalire alle tonti. Voleva tutto documentato, riveduto, riesaminato, vagliato, controllato, sino allo scrupolo più minuto. Anche una data di nascita o di morte; anche un aneddoto; anche un parti­colare, curioso o saporito, nelle sue mani, acquistava pregio. Molti sono i suoi studi, specialmente dell'ultimo ventennio; e tutti, quali per un lato e quali per un altro.