Rassegna storica del Risorgimento

PIVA DOMENICO ; GARIBALDINI
anno <1917>   pagina <89>
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Un volontà/rio garibaldino 80
La parola del vecchio soldato diventava calda nel descrivere ì costumi e l'ospitalità degli Ungheresi, colorita nel dipingere le ampie distese della Transilvania, commossa nell'accennare ai canti patriottici libe­rati dai petti, con pericolo di nunMoiù severe, nelle osterie sul)urbane-, quando Italiani ed Ungheresi si incontravano. Così ricordava Pex-fddwebél una rivista passata da Francesco Giuseppe nel 1853 al plo­tone degli allievi graduati e delle pai-ole scambiate con l'imperatore il quale, come soldato posto in testa al plotone, Io .aveva interrogato sulla sua nazionalità.
Maestà,, sono Italiano, aveva risposto.
E come vi trovate qui?
Maestà, per aver servito la mia patria !
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Nel 1857, finalmente, Domenico Piva otteneva il congedo illimi­tato, e ritornava alla sua Rovigo, dove trovò tosto un'ottima occupa­zione, la quale certamente gli avrebbe dato agio di assicurarsi uno stato tranquillo e sicuro per 1*avvenire,,..,v, se non fossero soprag­giunti, attesi, gli avvenimenti del 1859. AU'ordine delle autorità mili­tari austriache di raggiungere il proprio reggimento, Domenico Piva rispose net mese di gennaio con la fuga in Piemonte, fuga romanzesca* attraverso i domini del Papa, del duca di Modena, della duchessa di Parma, inseguito dai gendarmi a cavallo sul confine modenese-par­mense, varcato sul biroccino di un contrabbandiere patriota, il quale .ààÉeva un -cavalluccio portentoso, chéliieitavia: eòlle parole : Pislulevn, Tùttolew ! i hidy. I
L'emigrato, tra le ambaseie e gli ostacoli d'ogni sorta, toccò final­mente il libero suolo piemontese e quando fu a Torino accorse su--bito presso1 Giuseppe Garibaldi, intento ad arruolare i Cacciatoi*! delle Alpi. Ma Guglielmo Cenni, uno dei legionari di Roma,1 sia che davvero non lo riconoscesse, sia che fingesse MMm.icpnostìèlpjBpn-tese il passo a Domenico Piva, pieno: ;Ì ardori per ossele ammesso alla presenza del Generale;? onde si accese un caloroso diverbio. Il prigioniero dì Pola, cui era sembrato assai strano il contegno dell'an­tico compagno d'armi, lo apostrofò con queste parole, pronunciate a voce altissima e concitata: Signore, io sono venuto a Torino per chiedere un fucile e non altro 1 Udì Garibaldi il diverbio, ed, affac-
Kotfedè particolareggiato **>. Qmvi da AX.BIBBTO DALL'OLIO uelb podi* ione avi mìa nelle Memorie Oohgnwi Bologna, ZanicMl!, 191 pagg, 72-73-74.