Rassegna storica del Risorgimento

PIVA DOMENICO ; GARIBALDINI
anno <1917>   pagina <93>
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Vn volontario garibaldino 13
con armi e bagaglio, avevano lasciata la caserma ed infilato lo stra­done di Bologna per raggiungere quella città.1
La cosa sollevò, come, era naturale, grande rumore per la sua gravità. E siccome Domenico Piva era stato visto, il giorno prima, hi colloquio con.àfóuinà, bersaglieri, igfè Volontari garibaldini, fu accu­sato di .essere sitato l'istigatore della diserzione. Onde si procedette subito al suo arresto, e, sotto buona scorta, condotto e custodito, in attesa del giudizio, nell'Albergo del Pellegrino in Ferrara.
Di due reati gravissimi doveva rispondere: dì subornazione, e di mancata denuncia, come si esprimeva Tatto di accusa, del progetto di diserzione dei cinquantatre GDÌmputati, arrestali ad Àltedo.3
Il consiglio dHJsionale permanente di guerra, residente in Bo­logna, doveva giudicare ; e il codice penale militare, per reali accen­tati di simile natura, era chiaro e preciso. L'opinione pubblica, a quanto soleva dire Domenico Piva, traviata da cattici informatori, proprio allora quando il Fanti e il Farini avevano, per .le rimostranze del Ricasoli e del Rattazzi, successo al Cavour, assunto un contegno avverso alla politica di Garibaldi, mostravasi poco favorevole all'ar­restato, il quale, sicuro di sé,8 attese serenamente, il giudizio, attin­gendo l'orza nuova e conforto maggiore dall'abbraccio della madre adorata, accorsa da Rovigo, con pericolo personale, durante il tragitto del Po, sorvegliato da pattuglie austriache.

Nel pubblico dibattito non fu possibile provare la prima accusa., quella di subornazione, formulata solo pel fatto che Domenico Piva era stato visto in colloquio il giorno prima coi bersaglieri disertori, perchè gl'imputati stessi, i quali avrebbero potuto, ribadendo l'accusa, diminuire la gravità della loro colpa, recisamente eselusero di essere stati" subornati, e dichiararono anzi di essere stati sconsigliati dal mettere in esecuzione il loro proposito. Quanto alla seconda accusa, di non avere denunciato il progetto di diserzione dei cinquantatre bersaglieri-, fu raggiunta, per larghe e precise testimonianze, la prova
1 Ofr, la senliJi'/a del Consìglio divisionale permanente di guerra in data 25 dicembre 1859, la guaio è conservata in copia dagli eredi di D. Piva.
2 Ibidem.
Domenico Piva riconosceva il suo iniquo accusatore nella persona di un capitano dei bersaglieri, al quale, nella campagna del 1859, aveva dato del vi­gliacco.