Rassegna storica del Risorgimento

LAMBERTI TOMMASO ; SAN LEO
anno <1938>   pagina <1080>
immagine non disponibile

1080 Domenico Spadoni
decreto dell'ex Consulta straordinario del 10 luglio 1809 fai nominato Membro del Con­siglio di Giustizia per l'organizzazione de' Tribunali insieme col Bartolucci, Bontà-dossi, Mozzichi, Trambusti, Petrarca. Compiuto l'organizzazione venni prescelto ad esser Presidente della Corto criminale di Roma; Magistratura quanto odiosa, altret­tanto in quei tempi difficilissima. Posso francamente appellare nella mia condotta alla testimonianza pubblica: anzi a quello de' miei più fieri nemici; fui attivo, severo, ma impureggiabilmcntc onesto ed incorrotto. Sordo olle voci dello prevenzione, e del-1 impegno (non dico olle offerte dell'oro, perchè il mio contegno stesso ispaventava chiunque azzardar volesse di tentar questa via) non altre ascoltai, che quelle della giu-stizia. Debitrice mi fu Roma di averla in due anni liberata da una moltitudine di scelle­rati d ogni genere che ia infestava e restituita la pubblica tranquillità. Se avessi dovuto servire al Governo Pouteficio, non lo avrei fatto con zelo, ed impegno minore. La nuova organizzazione giudiziaria soppresse le Corti criminali, e la mia presidenza cessò. Ne fui tranquillo e non curai altro pubblico impiego, che dopo due mesi mi venne offerto. Ritornai alla vita privata, ed all'onorevole esercizio dell'avvocatura. Rifiutai di prender qualunque parte nel Governo provvisorio napolitano, a di cui nome si offeriva Io prima presidenza della Corte d'Appello. Si avvicinava intanto il fausto ritorno del S. Padre alla Capitale del Mondo Cattolico. Voleva pubblicare colle stampe una mia ragionata particolare ritrattazione al giuramento, ed un'Orazione italiana sul fausto avvenimento. Mons. Attanasio aveva letto, ed encomiato l'uria e l'altra, e mi aveva suggerito, per il permesso di darla in luce con le stampe, dirigermi al sig. Card. Pacca.
E qui l'avv. Lamberti accenna che il Pacca commise la revisione de* due scritti a tua fanatico aw. Reali, e che questi, pur non trovandovi nulla di reprensibile, negò (come risultava dal relativo parere che per inavvertenza era rimasto fra gli scritti al Lamberti restituiti) si potesse prestar fede ad un uomo il quale in tempo di Repubblica, ed in tempo di Napoleone si era mostrato tanto avverso al suo Sovrano legittimo e al Capo visibile della Chiesa. Difatti, secondo rilevava il Reali,il Lam­berti al tempo dell'occupazione napoletana aveva pubblicato una scrit­tura in cui, oltre a molti errori, era l'espressione che le dispense matri­moniali erano un pio mercimonio a vantaggio dei Papi. Il Lamberti significava nella supplica che dall'animosità di questo Reali contro di lui egli ripeteva il principio delle sue oppressioni e disgrazie, sotto le quali gemeva tuttora. Non contento di quanto sopra,
l'avv. Reali, predicatore celebre nei Caffè, prese a spacciar pubblicamente, che io era ha odio al Governo, che sarei stato arrestato, che non sarei stato ricevuto difen­sore da verna Tribunale. Tutto bastò, e singolarmente nel bollor de' partiti, perchè di tanto in tanto si spargesse la notizia, quantunque falso, del mio arresto, del mio esilio, ognuno diffidasse di me, ed io -'rimanessi abbandonato alla desolazione, senza mezzi di sussistenza per me, e la famiglia. L'avv. Reali, per zelo (giusto o lodevole) di mostrarsi buon cattolico, e sostenitore della Cattolica Religione, dimenticò non solo di esser Cattolico, ma pur anche di esser uomo.
Eminenza, concludeva nella supplica l'avv. Lamberti, sono in necessità indispen­sabile d'Impiego, per non limosinare colla famiglia, due individui della quale impiegati