Rassegna storica del Risorgimento

LAMBERTI TOMMASO ; SAN LEO
anno <1938>   pagina <1092>
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Domenico Spadoni
come quella di fammi un segreto di Stato dei Giudici, palesatimi appena alla vigilia della decisione: di non aver potato veder il ristretto del processo, ne le difese di Mons. luvernizzi: di essere stato uno dei Giudici Hans. Castaldi che avendo io ferito nel mio scritto, come mi era stato solennemente contestato a delitto non poteva senza la conculcazione di tatto le léggi esser Giudice. È vero, che per quanto mi viene asserito non abbandonò egli la sua opinione a quella degli altri; ancor questo però fu un altro fenomeno straordinario d'Eroismo, che non sana la irregolarità, e nullità del giudizio. Poteva accader ancora, che opinando egli in contrario, e gli altri in favor mio, ei li traesse al parer suo...
Il Lamberti passava quindi a far presente:
È dal giorno 5 novembre dello scorso anno che io peno. Dal giorno 25 marzo corrente sono in questo luogo di orrori e di morte, in cui un nomo della.mia età ed abitualmente maltrattato da insulti epilettici non potrebbe al ritorno dell'in­verno sopravvivere senza uno speciale prodigio della Provvidenza che non lice ten­tare. Per Io contrario le disposizioni del Governo sembrano dirette a conservarmi e prolungarmi la vita. Credo che ciò sia per farmela godere e terminar nel seno della mia infelice famiglia, non per farmi bere a sorsi a sorsi una morte più lunga.
Perciò egli si raccomandava.
La supplica passa dal Segretario di Stato a mons. Barberi, il quale vi annota:
Tra Emza è in pieno giorno del merito della condanna di quest'uomo, che per verità conta un'epoca assai recente. Il tenore della sua lettera non somministra indi­cazione di ravvedimento, e sembra anzi supporre che il delitto attribuitogli fosse una ridicolezza. Non mi pare pertanto per tutti i titoli che possa ora in alcuna parte esaudirsi l'istanza. Quindi o non darei risposta o solo genericamente onde non ritragga promessa diretta o indiretta di grazia nel tratto avvenire.
Intanto però la povera Maria Lamberti non ristava dallo scrivere al marito per recargli conforto, e cercava sempre il modo di riuscire a migliorarne le sorti. In una sua lettera del 3 agosto per mano d'altro l'informava che mons. Sanseverino aveva avuto il cappello cardinalizio. e che i figli poco più sarebbero fuori d'impiego perchè pareva si presen­tasse il momento favorevole per collocarli; e chiudeva: I figli vi chie­dono la S. Benedizione. Gaggio Pietro e Fìrnùnia stanno bene, quali non si sottoscrivono perchè non sono in casa domandandovi ancor essi la S. Benedizione. Nella stessa data poi ella, informando il Coman­dante del Forte che aveva fatto subito recapitare la sua lettera a Giovanni Romanini per mezzo del figlio Filippo, lo pregava di un cer­tificato relativo al marito. Ma il ten. Gandini, mentre sfruttava volen­tieri il servizio della moglie del relegato, non solo si rifiutò di rilasciare alcun certificato per quell'infelice, ma in data 11 agosto ebbe il corag­gio di scrivere alla Superiorità che la Lamberti aveva cercato carpire attestato erroneo e fraudolento con deposizione falsa e menzognera
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