Rassegna storica del Risorgimento

LAMBERTI TOMMASO ; SAN LEO
anno <1938>   pagina <1094>
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Domenico Spadoni
sperienza altrui, e del fatto mio. Della raggiati naturale: II Lamberti è uà Uomo di un temperamento assai vulcanico, e sanguigno* ed assuefatto nel tempo stesso al temperato clima di Roma: facile dunque il dedurre co8a gli debba avvenire nel cfima eccessivamente rigido, e pungente di S. Leo, con un moto ristrettissimo, e con un animo che non può non esser angnstintissimo. Dell'esperienza altrui: Lo scia­gurato Cagliostro fu del pari condannato, e trasportato in S. Leo: era del pari un temperamento assai ardente, e di una complessione, e corporatura simile a quella di Lamberti; dopo alcuni mesi vi fu colpito, e mori di apoplessia. Del fatto mio: Quando in tempo di Repubblica fui deportato alli Presidii di Toscana vi dimorai molti mesi non contrassi incomodo nella salute: Allorché nella seconda volta sono stato, trasportato in Spoleto città di aria pungentissima per il rigore del freddo, ne sono tornato con una paralisi permanente nelle mani, ed mi irritamento nel sistema dei nervi. Quanto dunque opino, che almeno per ora, e se non dopo un lungo lasso di tempo non debba accordarsi al Lamberti grazia, o diminuzione alcuna di pena, altrettanto credo parte di umanità cristiana di traslocarlo in altra Fortezza: se mi si domandasse quale, dirò francamente: Non quella di Castel S. Angelo ove crederei poco cautelata la necessità dell'accurata di lui custodia nelli diversi suoi rapporti: Fra le altre mi parrebbe piò adatta quella di Civitavecchia.
Il Segretario di Stato accedette con tutta sollecitudine alle consi­derazioni del Fiscale generale e nello stesso giorno fu ordinato alla Congregazione militare di provvedere al trasloco del Lamberti con tutte le cautele di custodia e metodi prescritti pel trasporto a S. Leo. Solo che, invece del forte di Civitavecchia, il luogo di destinazione era Perugia. Ma, prima ancora che giungesse a S. Leo la notizia dell'or­dine di trasferimento, il povero relegato, ripensando ai casi suoi e alla pratica preannunciatale dalla sua Maria, era tornato a scrivere in data 20 settembre al card. Consalvi per fargli presente che
la grazia a lui cosi mal ridotto di salute e per l'età, se non fosse di riduzione della pena a pochi giorni di durata, non sarebbe che addolcimento di parole. D'altra parte pure il trasferimento qualora non fosso per ridonarlo alla famiglia sarebbe un esporlo agl'incomodi di un nuovo viaggio, accelerando quello a cui egli era ormai vicino per la terribile eternità. Chiedeva quindi in grazia che la relegazione nel forte di S. Leo fosse commutata in quella nella città stessa, osservando che il clima in . 3. Leo neu" inverno già incominciato non era si rigido e micidiale. Vi erano poche case. L'evasione sarebbe affatto impossibile come dal Forte. Credeva che al Coman­dante non ripugnerebbe di riceverlo nella stessa sua casa: né altro più vigilante di lui potrebbe sorvegliarlo.
In verità non riusciamo a spiegarci questo contegno contraddittorio del Lamberti; a meno che egli, non lusingandosi di ottenere una grazia conforme ai suoi desideri!, o della famiglia, non mirasse alla concessione di S. Leo loco carcerls per la possibilità che v'era d'una fuga nella vicinissima Repubblica di S. Marino in cui aveva persone amiche.