Rassegna storica del Risorgimento
PIVA DOMENICO ; GARIBALDINI
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1917
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Edoardo Firn
All'alba del 16 (settembre) - scrive uno storico - alcune squadre di insorti, che da più giorni si aggiravano minacciose sui monti, fecero massa in Monreale, e, dopo avervi posto ogni cosa in subbuglio, entrarono in Palermo, aspettate e festeggiate dal popolaccio; abbarrarono le strade, si resero padrone di tutto, insediarono un governo provvisorio. H terrore paralizzò la cittadinanza : la guardia nazionale consegnò le armi; i ricchi con grosse taglie si posero sotto la protezione dei capi delle squadre, i quali differirono a stento il saccheggio generale, reclamato a gran voce dagli insorti Le scarse truppe allora in Palermo stavano raccolte intorno al palazzo reale, dove assediate e quasi prigioniere, erano le autorità governative... Gli eccessi di quei giorni superarono ogni narrazione... .
Il 19 alcuni battaglioni e alcuni cannoni giunsero da Taranto : ! la sera del 20 un'intera divisione era in vista di Palermo. Alla testa di uno di quei reggimenti, il 60. era Domenico Piva. Per la terza volta sbarcava nell'isola. Non l'attendeva ora l'ordine di cercare il nemico nella oscurità della notte come alla vigilia della battaglia di CalataJimi, o l'assalto al ponte dell'Ammiraglio per-scacciarne le truppe borboniche, come il 27 di maggio del 180M ma Tardine doloroso di sbarcare nel golfo di Sonara in prossimità di Bagherià, e di marciare alla volta del palazzo reale di Palermo, seguendo la Valle Guadagna. Le istruzioni erano espresse in forata laconica: ordine ed energia unita alla massima prudenza. Coloro che si arrendono, siano disarmati ed arrestati, quelli presi colle armi alla mano fucilati .r
Ritornarono la calma e la tranquillità; ma la comparsa del colera chiamò l'esercito a nuovi sacrifizi1 1 . nuove prove di abnegazione negli ospedali, nelle case degli ammalali: é combattere il male e la superstizione, e a vigilare sulla pubblicasicurezza, minacciata dagli ultimi avanzi del brigantaggio.
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Poi, opo/ tote vicènde liete e tristi,,; trascorse nella vite di Domenico Piva un periodo lungo di una certa tranquillità nelle guarnigioni di Palermo, di 'Trapani, di Torino, di Ci vita vecchia, di Verona, di Sassari, di Firenze, di Ghieti, di Foggia e di Bologna, dove chiuse nel 1880, nella ancor fresca età di cinquataquattro anni, col grado di generale (li brigata, la sua carriera (fi soldato.
i L'ordina gli fu consegnalo, il 21 eottomlKa r8(i(V.tei:dó dell eegln nava Volturno, come risulta da lettoti del generali Longoni e Agami.