Rassegna storica del Risorgimento

LAMBERTI TOMMASO ; SAN LEO
anno <1938>   pagina <1103>
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Un patriota romano morto in S. Leo, eco, 1103
prolungamento delle mie afflizioni. Sono stato già una volta spettacolo miserabile alla curiosità di tutti i luoghi, per i quali dovevo passare, e ne anali dovevo fer­marmi qui venendo da Roma scortato, e circondato come il più vile degli assassini. E qual profitto ne verrei a risentire con la triste rinnovazione dello stesso spettacolo ? Forse intanto la giustizia e la clemenza del Sovrano stimolata dai saggi consigli del­l'E. Y. mi renderà alla patria, ed ai figli. Forse la mano dell'Onnipotente romperà i miei lacci richiamandomi a se. Sono egualmente tranquillo anche di ciò. Io non ho rimorsi. Lascio i loro a quei miserabili, che per isfogar contro me privata passione, ed opprimermi hanno ingannato e tradito il Sovrano. Eminenza, io dico fatalmente il vero, ed ella meglio di me lo conosce: ho però già dimenticato fino i nomi di quelli che han fabricata la disavventura di una intera famiglia. Condoni in grazia, Eminenza la soverchia mia libertà ad uno sfogo dovuto alla umanità: condoni pure, se la prego far passare per mezzo della Segretaria la unita al mio sventurato figlio per maggior speditezza...1)
A quanto abbiamo potuto rilevare dal lacerto di corrispondenza Lamberti del 1817, che si conserva nell'Arcbivio di Stato di Roma, il figlio Filippo, eie conviveva con la madre e le prestava assistenza, nel 22 febbraio gli dava formale annunzio della sua morte, sicché egli ne provò gran dolore, a cui si aggiunse l'amarezza di veder i figli prender occasione dalla disgrazia e dai dissesti economici per rinfocolare le loro discordie. 2)
l) Purtroppo però questa lettera del Lamberti, unitamente all'altra al card. Con­salvi, e rimase confusa fra il cumulo delle altre carte del Segretario di Stato, che quindi le fece dar corso solo nel 1 marzo, nel qual giorno, scusandosi pel ritardo, infor­mava pure il Relegato di aver dato gli ordini opportuni perchè, adesivamente alla sua domanda, fossero messi a disposizione del Comandante del Forte gli scudi 10 (poi, all'atto pratico, cresciuti a 12) per essere erogati a riparare il disagio ch'egli avea espo­sto di soffrire pel rigore della stagione. Se non che, fra l'anzidetto ritardo e la renuenza che, a quanto pare, ebbe il Comandante Gandini ad eseguir l'ordine subito imparti­togli di anticipar fin da allora al detenuto, per le sue occorrenze, sulla somma che gli veniva annunciata, venne il maggio e il povero Lamberti, in vista dell'estate immi­nente, credette opportuno rimandar le spese all'autunno, pur ringraziando vivamente per l'accordatagli carità.
JSFel Protocollo di Segreteria di Stato dell'anno 1817, sotto il n. 176, rub. 3-95, e la data 1 marzo, è nota: la Congregazione militare rimette lettera del detenuto Lamberti; sotto poi il n. 3874 e la data 10 marzo, è nota di un rapporto del Coman­dante di S. Leo sul detenuto Lamberti, pare in connessione con la lettera precedente. Esso venne passato a mona. Barberi, ma non ne conosciamo né l'oggetto né l'esito. 2) Filippo, in lettera del 1 marzo 1817 al padre, usciva in sfoghi acrimoniosi contro il procedere del fratello Pietro, a quanto pare, un po' dissipatore. Dopo parlato degli interessi famigliari, la lettera concludeva: Nella casa in cui la vittima peri non ci reato sicuramente, ma troverò altro decente quartiere... giacché in duobus modis risolverò a seconda delle decisioni del S. Padre, del Segr. di Stato e di Mona. Barberi, a cnj scrivete apertamente, essendo queste le circostanze della vostra totale liberazione, e che bramate stringere pria della vostra estinzione gli ultimi sforzi (?) dell'amorosa famiglia a sistemar le cose della sua casa.... Ho pagato scudi 3 al sig. Giuseppe Vicini per il sig. Comandante Gandini che saluterete da mia parte unito alla sua famiglia e