Rassegna storica del Risorgimento

LAMBERTI TOMMASO ; SAN LEO
anno <1938>   pagina <1105>
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Un patriota romano morto in S. Leo, ecc. 1105
sofferto da molti... Mi dispiace sentire che fra due fratelli non siavi buona con­cordia. Siete pur generati dal medesimo sangue, portati nell'utero medesimo. Per carità non vogliate dare al Mondo materia di scandalo, e di riso. Compatitevi scam­bievolmente. Lodo ciò che avete operato relativamente a Pietro... La risoluzione di andare a Perugia è fatta. Ne ho dato parte ali* Emo Consalvi, da cui ricevo sempre nuovi tratti di beneficenza e di umanità. Spero ch'egli all'ultimo farà brillare il suo spinto filantropico, e coronerà la gloria del suo Sovrano. Mons. Barberi si può chia­mare ed in Roma, ed in tutto lo Stato Pontificio il Maestro de' Criminalista. Io gli manderò alcuni fogli, che lo porranno bene al giorno di tutto il merito della mia causa malaugurata, che sotto il suo giudizio non avrebbe avuto l'esito infelice, che ha per così dire sbarbicata una famiglia dal mondo. Tn devi andarci spesso; se egli si unisce alla mia protezione poco mi resta a penare, e posso dire d'averlvinto... Quali giorni di pene ho sofferti! Non azzardo i tuoi saluti alla famiglia del sig. Coman­dante. Qua! gradimento vuoi, che abbia essa per i saluti d'individuo cosi disgraziato e nullo quale tu sei? Fiducia viva in Dio, coraggio, coraggio, coraggio. T, abbraccio, ribacio, ribenedico cento volte. {Addio, addio. Il tuo Povero Padre. Rispondi presto.
Frattanto, in data 1 marzo, aveva scritto al sno genitore anche l'altro figlio Pietro, J) (che trovavasi a Perugia disoccupato, con moglie e figlio) anch'egli lamentando con lui la perdita della povera Mamma, anch'egli incuorandolo a star di buon animo e a passare al forte di Perugia dove gli lasciava intendere avrebbe avuto modo di distrarsi con la sua Libreria ch'era stata salvata dai creditori e che volendo si
1) Non si termina mai di avere disgusti ? Saremo una volta felici ? Sì, quando saremo nel sepolcro godremo quella felicità che desideriamo se il nostro buon Sovrano non allarga la mano nel volerci beneficare col restituirci il nostro Padre, ed al medesimo restituire la sua ben piccola famiglia, che gli è rimasta, ma sufficiente però di sgravarlo da qualunque peso, e consolarlo nelle sue tribolazioni. Avrete sentita la morte della povera Mamma. Io mi portai in Roma per rivederla ma fu inutile il mio viaggio, men­tre essa era già per passare all'eterno riposo. Non vi dico ciò che potesse accadere, né ciò che accade al presente ebrea la poca roba rimasta. La vostra Libreria è illesa, il mobilio stimato, e biffatto per calmare le pazzie di mio fratello, i vostri amici vi avranno scritto tutto, né si attendon altro chele vostre disposizioni. Io non cerco null'altro che la vostra venuta in Perugia, e se volete sarà trasportata anche la vostra libreria. Voi saperete ciò che voglio scrivere. In Perugia sarete contento. Non avete bisogno che vi stimoli ad un coraggio forse superiore alle vostre forze presenti, né a quella rassegna­zione alla quale da molto tempo vi siete disposto. Dio ha voluto privarci di quella Persona, che non saprei dirvi a chi fosse più cara di noi due. Chiniamo la fronte ai voleri divini, e diciamo di cuore Fiat voluntas tua. Se il buon Segretario di Stato mi concederà la licenza di venire da Voi, colla medesima vettura che sono andato in Roma (cioè a piedi) vengo a vedervi, e forse chi sa, che non ritorniamo insieme previa la grazia del nostro Sovrano ? State tranquillo più che potete. Noi stiamo bene di salute, Giggio vi saluta e vi domanda Io Benedizione. Firmiuia al presente sta bene* uè ci manca altro che la consolazione di abbracciarvi, né ci manca altro che ricevere a voce quella benedizione, che non ci privarete anche lontano. Siate persuaso che in questa piccola famiglia sta racchiuso nel cuore il vero amore per voi, e ve lo giuro e vi bacio mille volte. Il vostro figlio amoroso etc .