Rassegna storica del Risorgimento

LUCIANI LUCIANO
anno <1938>   pagina <1116>
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1116 Mario Puccioni e Guido Cali alni
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e", [Guastalla, 4 maggio 1848].
Carissimo Padre,
Siamo ritornati indietro abbiamo ripassato il Po Ecco perchè ! Ella giudi­cherà. Dietro quello che Ella sa di noi, dietro quello che ci hanno fatto, il giudizio, credo, venga da se.
La mia ultima lettera fu da Castellucchio; Ella saprà che lunedi mattina partim­mo da Marcar ia e giungemmo a Castellucchio tutti contenti di avere raggiunto i nostri Toscani e di essere in una posizione molto importante. Nella notte furono dati vari allarmi, ma tutti falsi, sentivamo una infinità di rumori e tamburi che battevano hi generale e il rumore dei treni di artiglieria. Era il campo Toscano che a mezzanotte si era levato in piedi coll'ordine di partenza immediata verso Goito; a noi nessun ordine era ancora stato dato.
Venutaci questa notizia il Maggiore manda al campo per sentire che cosa doves­simo fare e riportano che subito, subito, per carità, tornassimo indietro; i Toscani esser già partiti, raggiungerli impossibile perchè i Tedeschi appena levato il campo lasciate libere le strade potevano scorrercela campagna. Perciò riprendessimo subito la strada fatta, si ripassasse il Po, si andasse a Montecchiano per situarsi dìngì a Borgo-forte che li ci avrebbero raggiunti i volontari, li ci aspettava la linea di Modena, di Reggio e di Parma.
Cosi che di noi si faceva tanto conto quanto se ne farebbe di tanti assassini, di tanti briganti. H campo Toscano si levava a mezzanotte e da mezza notte alle cinque ora in cui partimmo ci lasciavano esposti ai Tedeschi che, usciti di Mantova, potevano da un momento all'altro sorprenderci noi pochi senza capi, senza artiglieria. Infatti un'ora e mezzo dopo la nostra partenza i Tedeschi arrivavano a Castellucchio e facevano una scorreria fino all'Oglio il cui ponte fu rotto dietro a noi perchè non lo potessero passare. II Burci 0 che è Chirurgo maggiore dell'ala destra, appena aveva tempo di salvare i feriti e partì pochi momenti dopo di noi.
Noi ci ritirammo senza nemmeno l'onore del tamburo battente e ripassammo quei luoghi, nei quali eravamo stati accolti con i fiori e con l'alloro, con l'onta di chi si ritira sul volto; noi soli di tutti i Toscani.
Ora aspettiamo di giungere a Montecchiano paese dinanzi a Borgoforte al di qua del Po; lì sapremo se gli altri volontari debbono arrivare, 11 sapremo se vi è la linea di Modena e di Reggio; se ci avessero ingannati allora noi medesim i scioglieremo il Battaglione, e prima faremo una protesta solenne innanzi agli Italiani tutti.
Disciolto il Battaglione nessuno di noi ha intenzione di tornare in Toscana. Fu nostra fede non ritornarvi che a cose fatte. Ella buon Padre, ella ha benedetto alle mie intenzioni, ella vorrà seguitarmi nelle vie che mi si aprono per andare innanzi. 2)
Disciolto il Battaglione speriamo avere i nostri congedi. Avuti i congedi speriamo di poterà raggiungere i nostri Toscani nelle loro civiche. Forse ci vorrà il permesso
l) Prof. Carlo, illustre chirurgo, poi Sonatore del Regno d'Italia.
4) Sulle tergiversazioni del ministero toscano Ridolfi e sui giustificati lamenti degli studenti volontari di Pisa e di Siena parla anche diffusamente G. B. Giorgia i profes­sore e capitano nel battaglione universitario in una Berle di lettere dirette alla moglie Vittoria Manzoni, pubblicato nel 19.12 dalla sig. Matilde SehiiT-Giorgini in una edizione fuori commercio edita dal Nistri di Pisa.