Rassegna storica del Risorgimento

LUCIANI LUCIANO
anno <1938>   pagina <1117>
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Lettere e documenti di Luciano Luciani 1117
regolate eoa la firma del Gonfaloniere; perciò io la prego a farmelo sabito, sabito e spedirmelo. Il Padre del Bracci glielo ha già mandato. Se poi ci negassero anche questo diritto, se volessero che a tatti i costi noi non avessimo la nostra parte in questa santa guerra, allora io la prego di mandarmi il passaporto per Venezia e farmi per quella città delle lettere di raccomandazione, affinchè si conosca il mio stato. Ora a Venezia si organizzano i corpi che andranno verBO il Tirolo, sul Tagliamento, sull'Isonzo; là vi è da fare.
Da Casal Maggiore, paese qui sul Po, fino a Venezia ci si va con sei svanziche; ogni quindici giorni questo vapore passa.
Ora coi necessari fogli e eoo qualche danaro questo può avere effetto; queste son le vie che restano. Ella medesima mi incoraggiava di andare a Venezia.
Di tornare a casa non voglio mi si parli nemmeno. La fede nostra è robusta; noi compiremo o in un modo o in un altro il nostro giuramento e] finché in Italia vi è un Tedesco le nostre case non ci rivedranno.
Questi fogli e il permesso e il passaporto e le lettere e i danari me li mandi tutti; in tasca non possono che essere utili. Cerchi di spedirmi questa roba in modo che non me la smarriscano.
La sua Benedizione Suo aff.mo figlio
Luciano Luciani.
P. S. Le ho scritto in fretta e in furia perchè a momenti si parte.
V.
Marcaria 6 maggio 1848. Carissimo Padre,
Le scrivo da Marcaria per dove ci fecero partire il giorno di giovedì. Ci fecero partire in tutta fretta perchè al campo i Toscani e i Napoletani si battevano coi Tede­schi e noi dovevamo andare ad ajutarli. Dopo tanto allarme ci fecero fare appena due miglia e ci fermammo a Marcaria dove siamo sempre. Qui noi siamo traditi nell'onore, in tatto: ci tengono lontani dal campo dell'azione e quando i nostri fratelli, quando essi muoiono, quando essi espongono la loro vita, noi siamo tenuti lontani.
Noi protestiamo innanzi alle nostre famiglie, ai nostri amici, innanzi ai Toscani tutti contro il contegno tenuto verso di noi dal Governo e dai nostri superiori più alti. Noi protestiamo perchè non si creda nostra la colpa se siamo rimasti indietro a tatti; perchè non ci si accusi come codardi noi che, se ci avessero fatto agire, potremmo farci onore quanto gli altri. La nostra situazione è tale che dinanzi agli altri sembrerà nostra colpa l'inerzia in cui ci tiene il Governo; la nostra situazione è tale che è disperata.
Chiaramente ci han detto che ci terranno sempre indietro, che ci terranno quassù per figura. Alenai dei nostri compagni hanno tentato di chiedere il foglio di rotta; inutile. Ieri un nostro sergente maggiore andava ai Quartier Generale per chiedergli un congedo e il Generale gli rispondeva: impossibile e questo giovane gli domandava che almeno ci facesse andare innanzi e che mentre tutti sono al campo a soffrire i pericoli della guerra non ci volesse condannare alla vergogna dello stare inerti. Il Generale rispondeva non aver luogo, mentre al campo scarseggiano di forze, mentre continua -mente ci passano dinnanzi corpi militari che sono collocati sabito.
Onesto giovane si riscaldava anche e diceva che se ci avessero condotti olla dispe-razione saremmo andati anche senza ordini e questo Sig. Generale rispondeva avere