Rassegna storica del Risorgimento
LUCIANI LUCIANO
anno
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1938
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pagina
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1120
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1120 Mario Puccioni e Guido Callaini
Vili.
Castellucchio, 16 maggio 1848. Carissimo Padre,
Ho ricevuto stamani le cinque monete e due paia di calzoni. Dei fagotti che ella mi ha mandati due non ne ho ricevuti. Qnando si ricevono si ricevono con molto ritardo e delle lettere molte si sperdono. Questo perchè la posta militare non è stata ancora bene organizzata e perchè vi è stato un gran disordine.
Con il Generale Laugier speriamo bene e già se ne vedono gli effetti. Nel campo cominciano a fare le tende e vi è molto più ordine.
Saprà del fatto d'armi di sabato in cui tutti i volontari si fecero un immenso onore specialmente i Toscani; fu una cosa molto seria perchè i Tedeschi fecero nna sortita in 4000 ed attaccarono da per tutto, ma specialmente Montanara. II fuoco durò tre o quattro ore ed il nemico ributtato indietro dovè retrocedere in Mantova; lasciò sul campo moltissimi morti che non ebbe tempo di portare via.
Dei nostri 41 son qui feriti a Castellucchio, gli altri a Modena ed a Cremona. Vi sono state prove di coraggio eroiche.
Un nostro soldato di linea era all'avamposto quando il campo fa attaccato; i suoi tre compagni morirono piuttosto che cedere le armi* egli ferito cadde a terra, ma così ferito seguitava a far fuoco quando una palla gli fece cadere morto il compagno che aveva accanto ed egli avendo finito le sue cartucce prese il fucile del compagno e tirò con quello. I Tedeschi gli vennero addosso e cominciarono a ferirlo; colpito da tutte le parti seguitò a battersi fino che fu fatto prigioniero e lasciato poi dai Tedeschi che, inseguiti, lo gettarono in un fosso. Ora si trova all'ospedale e sta benino assai.
Un sergente con dodici uomini venne rinchiuso in un quadrato di Tedeschi; con la baionetta e con il calcio del fucile ruppe il quadrato e si salvò, ma nna palla di cannone gli portò via una gamba.
Sappiamo che i Tedeschi trattano assai bene i prigionieri; cosi noi trattiamo bene i loro. Abbiamo qui dei Croati, ne trovarono tino briaco dentro un fosso.
Ieri partimmo da Motteggiane e ritornammo a Castellucchio; vedremo che sarà.
Mi è stato gran dolore sentire che io tengo inquieta la Mamma; la tenga tranquilla riguardo a me, ma credo che ella mi conosca abbastanza in quanto al tornare indietro. Fin che la Patria ha bisogno del braccio nostro io continuerò questa vita di travaglio e di privazioni continue.
Questa è la fede mia e dei miei compagni. La guerra va facendosi seria e di braccia vi è bisogno.
Un bado a Mamma, la sua Benedizione, Baluti i fra tetti
Suo aff.mo figlio Luciano.
IX.
Firenze, 19 maggio 1848. Mio caro, mio amatissimo figlio, Come sopporti tu, mio caro Luciano, codesta vita di stenti e privazioni? dalle lettere che scrivi al babbo sembra che la tua salute non ne soffra, e ohi voglia il Signore, che sia sempre così affinchè la tua povera Mamma possa vivere, almeno su questo rapporto, tranquilla.