Rassegna storica del Risorgimento
LUCIANI LUCIANO
anno
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1938
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pagina
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1125
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Lettere e documenti di Luciano Luciani 1125
giacche la mia ferita non è nulla pericolosa e solamente mi costringerà a guardare il letto per qualche giorno, sebbene speri di essere presto in famiglia, cioè quando la mia ferita si sarà un poco rimarginata, e potrò impunemente farmi trasportare in un legno.
Nonostante che io abbia otto monete in tasca e qui all'ospedale non spenda niente, pure essendo rimasto senza vestiario, e avendo trovato da andare in una casa particolare, quasi come in una pensione, crederei opportuno che in ogni modo per essere preparato a quelle spese che mi possono occorrere in questa circostanza Ella mi mandasse più presto che può quella somma che meglio crede adattata.
Quanto alla nostra battaglia sembra certo che il nostro male non sia poi stato tanto grande quanto ci pareva pel caldo. È certo che la perdita degli Austriaci è molto maggiore della nostra, nonostante che si calcoli il numero di questi ultimi maggiore tre-volte di noi, cioè ascendente a 20000 uomini. In ogni modo il fatto sebbene per noi sia stato fatale fu gloriosissimo. Anche il Battaglione Universitario non deve piangere tanto quanto credevamo da principio.
Fra quelli che mi assistono, insieme allo scrivente e molti amici carissimi che amorevolmente mi confortano, vi è Ferdinando Paoli addetto ali*Ambulanza.
Qua è notizia ufficiale che Peschiera sia presa e che Carlo Alberto abbia battuto, o batta, quella porzione di Austriaci che son andati per prenderlo alle spalle da Goito.
La riprego di star tranquillo con tutta la famiglia e le chiedo la paterna benedizione confermandomi
Suo aff.mo figlio Luciano Luciani.
P. S. Insieme ai saluti di B art olmi, i quali dovranno essere comunicati a Mario, le mando YEco dd Po che assai esattamente racconta il nostro avvenimento. Quando mi vuole scrivere metta questa sopracarta: a Luciano Luciani, presso il Sig. Giuliano Guastalla Bozzolo.
xvn.
Firenze, 2 giugno 1848. Mio caro figlio, mio valorosissimo figlio,
Io non ti posso esprìmere lo stato del mio spirito. Ne stavo pia morto che vivo e bo dovuto dissimulare il dolore in casa per non affliggere hi Mamma sempre incomodata, sebbene si alzi tutti i giorni, di un'affezione di fegato. Ora che fino da ieri so che soltanto hai una ferita gloriosa, sebbene con perdita di due dita come mi hanno detto, sento consolazione e piango più di consolazione che di dolore, sperando di riabbracciarti presto, dilettissimo figlio mio. Tu non potevi essere più generoso e il sacrifizio per la Patria basta per te.
Abbiti e fatti avere ogni cara e non si guardi a spese. Ti ho raccomandato, come ti promisi ieri, al prof. Zannetti, al prof. Cipri ani, 0 al prof. Mossotti. Fammi scrivere tutti i giorni.
Sarei già venuto se non fosse per la Mamma. Stai, pero, tranquillo.
1) Ferdinando, illustro chirurgo ed Emilio, oculista di valore* ambedue Senatori del Regno d'Italia.