Rassegna storica del Risorgimento
LUCIANI LUCIANO
anno
<
1938
>
pagina
<
1134
>
1134
Mario Puccioni e Guido Cullami
XXXIV.
Bozzolo, 20 giugno 1848. Carissimo Padre,
Gli otto scudi del Posto spero di averli q uanto prima; le 40 lire sono già dei giorni che le ho ricevute. La prego a volermi dire positivamente se mi devo far fare la roba qua o se mi mandano quanto ho chiesto.
Quaggiù mancano lavoranti e poi le cose sono ad un prezzo esorbitante, il doppio della nostra Toscana; perciò sarebbe bene che quanto prima mi spedissero quanto ho nchiesto specialmente i calzini e le camice* i fazzoletti da naso ed i due di seta; l'uno per il collo, l'altro per il braccio, le scarpe ed i calzoni. Altrimenti in tutti i modi mi ordinerò questa roba quassù.
Io seguito a stare assai benino; sono tre giorni che mi levo ed ogni giorno mi sento più. forte; i lacci sono moltissimi giorni che sono caduti.
Ella mi chiede di quanto io feci nel giorno 29. Le accennerò le cose principali regolando le particolarità e incertezze in famiglia nella quale quanto prima spero di essere.
Ella saprà che due compagni nostri furono mandati alla barricata, a destra; due a sinistra. Io fui destinato alla sinistra: mi ricordo che quando ci trovammo fra il fischio delle palle e della mitraglia che rovinava gli alberi rivoltomi a un mio intrepido compagno, Egisto Cevoti, gli diceva scherzando: Guarda i Tedeschi, potano i pioppi; poi nojati di essere tenuti inerti fra le palle e la mitraglia ci slanciammo da noi alla barricata e cominciammo il fuoco. Io tirai dalla barricata 12 o 13 fucilate. Poi il tamburo annunziò che ci ritirassimo e noi ci ritirammo. Si udì il grido: ci Tedeschi sono al lago, chi ha cuore si avanzi, baionetta in canna. Evviva l'Italia ! Chi gridava era una schiera di pochi prodi Napoletani volontari e qualche scolaro. Io mi unii a loro colla bajonetta quasi spianata a tutta corsa per difendere quel posto importante.
Si vedevano i Tedeschi dal lago avanzare da tutte le parti; poi eravamo sulla strada, le palle fischiavano da ogni parte, la mitraglia si spargeva per tutti i lati; ero vicino al lago quando un urto nella mano sinistra, come se fossi colpito da un sasso, mi fece cadere il fucile. Non sentii che il braccio come informicolito, mi guardai la mano: essa era tutta fracassata. Riparatomi in un fosso tornai indietro e trovai due compagni: Pennini e Simonelli. Li pregai mi conducessero a un ambulanza ed essi mi accompagnarono. Traversammo la strada grande di Curtatone che pareva un inferno: l'aria fischiava per l'immenso numero di bombe, di palle di mitraglia che si distendevano pei campi sulla strada, per tutto. L'ambulanza era due miglia distante furon due miglia d'inferno fatte tutte a piedi; la mano mi ardeva, ma Iddio ha voluto che io campi. Iddio ci ha assistito il resto ella lo sa. Condotto a Castcllucchio, fui subito messo in altra ambulanza e condotto a Bozzolo, la sera del 29 appena giunto operato. Ora sto benino e presto rivedrò tutti i miei cari.
Un abbraccio a Mamma ed ai fratelli; la sua Benedizione e mi creda
suo aJQT.mo figlio Luciano.
P. S. Di quei prodi che andarono al lago chissà che ne avvenne; io mi son vinto cadere compagni, amici, volontarisoldati. Chi cadeva non faceva un lamento; chi moriva, moriva contento.