Rassegna storica del Risorgimento
PIVA DOMENICO ; GARIBALDINI
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1917
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115
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Un volontario garibaldino 115
attuono della tempesta. Leonina la testa, ornata di bianchissima barba ; la persona, alta a un tempo, curva sotto il peso degli anni. Noto a tutti; notissimo, negli ultimi anni, ai fanciulli che egli predilegeva.
Ricorreva, il 4 di luglio del 1907, il centenario della nascita di Garibaldi: intorno al letto di Domenico Piva, affranto dalla vecchiaia e dalla stanchezza, in una mattina ardente, echeggiante di squilli di musiche e di fanfare, lieta del tricolore, sventolante al sole, erano raccolti molti compagni d'arme, indossanti le fiammeggianti camicie.
Dagli occhi di quei vecchi scendevano furtive lagrime. La commozione, nonostante la gioia, sprigionantesi dai ricordi, dall'aria estiva, dal sole, dal garrir festevole dei drappi sventolanti, era di tutti.
Quei vecchi, figli quasi tutti del popolo, ricchi solo di devozione all'ideale patrio, che mai tramonterà, per mutar di veci, ai nati avventurati di questa classica terra, erano venuti a salutare, nel sacro natale di Giuseppe Garibaldi, il legionario di Roma.
Roma, Calatali uri, Palermo, Bezzecca, Mentana, i morti, i lontani, Garibaldi, Bixio, tutto il passato, la gioventù ardente, la poesia eterna del pensiero e dell'opera; e poi il presente, la vecchiaia sterile, Io sconforto amaro dell'esistenza, dibattuta per gli uni fra gli stenti, per gli altri fra l'ingratitudine... ecco i conversari di quel mattino del 4 di luglio del 1907, aulente del profumo delle messi e sopra il quale, nell'accesa fantasia dei rammemoranti, sembrava gettare la sua luce, come astro ritornante alla stessa meta da un viaggio secolare, la gigantesca figura del ferito di Aspromonte, del vinto di Mentana,
All'indomani di quella giornata tutta garibaldina, si chiudevano in una rossa visione e in uno sfolgorar di memorie, gli occhi di Domenico Piva, quegli occhi pieni di tenerezza e di forza, di mansuetudine e d'impero; cessava di battere il nobile cuore, si spegneva in un esile soffio la voce squillante, quella voce, che aveva comandalo l'ultima e furiosa carica dei picciotti a Villa Gualtieri; il suo spirito, eoi runico viatico di intemerata coscienza;, la-gài nimbo di luce è; dì sapori, spiccava S?sfe leggero verso lo sfere eccelse, abitate dagli eroi della patria.