Rassegna storica del Risorgimento

HALTER FRANCESCO ; FORL?
anno <1938>   pagina <1151>
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L'uccisione di Francesco Batter, ecc. 1151
K scalpitò fieramente (così lo stesso Cronista), e portatosi i) dal Pro-Legato, marchese Luigi Paulucci de' Catboli, 2) gli dichiarò, pieno d'ira, che il sangue proditoriamente sparso , di un ufficiale superiore del suo reggimento non poteva rimanere inven­dicato , e fece chiaramente capire che a danno dei Forlivesi si sarebbe compiuta la militare vendetta . Scrive il Calletti: Il Pro-Legato , Paulucci, senza punto sgomentarsi, rispose al colonnello, che, se per opera di un traviato (e chi sa di qual paese) era stata commessa a Forlì una nefanda azione, non era giusto che la popolazione intera dovesse espiare la colpa di quello scellerato, e che, ad ogni modo, seil colonnello aveva dei soldati ai propri ordini, altrettanti egli, il Pro-Legato, ne aveva da contrapporre, ricordando in ciò dire il coraggio e l'unione dei suoi concitta­dini, la forza dei carabinieri, quella dei dragoni, e quella dei finanzieri , tutti pronti ad armarsi, e a combattere ad un suo cenno. Saputosi quanto era seguito fra il colonnello e il Pro-legato, fu steso, ignoro da chi, e largamente diffuso il seguente indirizzo ai
Cittadini Forlivesi 1
La nostra situazione attuale è delicata e pericolosa, e conviene che ognuno di voi si adoperi efficacemente al mantenimento della tranquillità e dell'ordine. Mentre da una parte il nostro ottimo Sovrano da, con un perdono veramente paterno, i buoni auspicii di quelle riforme, che Egli sta maturando nel Suo pensiero, dall'altra i nemici di quelle riforme, tutti coloro che preveggono nelle medesime un impedi­mento ai loro raggiri, alloro spionaggio, ai loro lucri nefandi, si adoperano intensamente ' a suscitare gli odi, a muover tumulti, a spargere sospetti e malumori nel paese: e le voci che corrono della irritazione delle Truppe Estere servono in qualche modo ai loro disegni. Essi anelano ai torbidi e agli inconvenienti, per trarre argomento a incolpar di ingratitudine le nostre città, per allentare le sollecite cure del Pontefice, e per somministrare nuove armi all'opposizione, che il Medesimo ritrova in molti de* Suoi ministri, ingannati o compri dall'Austria. Noi vogliamo sperare che le loro arti vilissime non produrranno alcun tristo effetto. Noi viviamo nella fiducia che le Truppe Estere sapranno misurare prudentemente la loro posizione fra i nostri popoli, per non lasciarsi trasportare ad alcuna insolenza, ad alcuna provocazione. Noi sopra tutto portiam fede che di ogni singoiar fatto accaduto, o accader possa contro di essi, per particolari ed estranei motivi, non si condurranno così di leggieri a riguardar solidarie e responsabili intere città e popolazioni pacifiche. Noi vogliamo credere a ciò pel comun bene. Ma se le nostre prevenzioni andranno fallite, se il nostro paese, senza colpa o per colpa altrui, avesse ad essere minacciato, questo,
1) Credo là sera stessa; certo, non più tardi del giorno successivo, 20.
2) Il card. Pasquale Girai, Legato di Forlì dal maggio del 1844 (giunse in resi­denza nel pomeriggio del 23), lasciò Forlì il 2 dicembre 1845, affidando il Governo della provincia al march. Luigi Paulucci de' Calboli, Consultore onorario di Legazione. Il Paulucci resse la provincia per circa un anno e mezza, sino a tutto il 3 maggio del 1847: in quel giorno, di sera, arrivò a Forlì, quale Pro-Legato apostolico straor­dinario, mona. Domenico Savelli. L'8 novembre dello stesso anno, il Savelli lasciò Forlì. Circa un mese dopo (durante il quale periodo di tempo la provincia fu di nuovo retta dal Paulucci), e precisamente ai 6 dicembre, giunse il nuovo Legato, card. Pietro Marini, il quale, a sua volta, resse la provincia sino al principio della terza decade del novembre 1848.