Rassegna storica del Risorgimento

CASTROMEDIANO (DI) SIGISMONDO
anno <1938>   pagina <1223>
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Sigismondo Castromediano 1223
agrume: come quando per mettere alla prova l'imbecillità del Governo borbonico egli chiede libri di preghiere ed è ammonito che a pregare bastano il Pater e VAve:*) la risposta non poteva essere più evan­gelica! E così quando ode l'invittissimo brigante Talarico fare questa professione di fede, che più vertiginosa e spregiosa non potrebbe pronunciare un superuomo:
H mio coraggio è d'utile vero nella vita; l'audacia e il disprezzo della vita valgon più. della virtù e della scienza. Inutile arrabattarsi nelle politiche utopie, libertà si trova solo nei monti, quando si maneggia senza fallo la carabina; ogni altro mestiere, ogni altra aspirazione è dei fiacchi ed illusi .2)
Tra le pagine, in cui la sanità traspira più schietta e robusta, sono da annoverare quelle del capitolo L'ora più pericolosa della mia vita in cui la bellezza morale inverte il senso dell'orrido e della sofferenza fisica; la descrizione del popolo napoletano, povero e festaiuolo, che ritorna da Montevergine; *) fulgurazioni di gentilezza nei dannati e negl'infelici, come l'esempio della moglie affettuosa, la risposta del brigante ai figliuoli che sollecitano la vendetta, e il bambino che guidato dall'istinto indovina tra la ciurma lo sciagurato padre. *) La materia abbonda ma resta inelaborata : Braico aveva chiesto della creta che da prima gli fu conceduta, e su di essa, con la stecca, si provò a ritrarre l'effigie di Poerio. Vi riuscì ed era per finire, quando gli fu tolto il lavoro che, per ischerno, fu messo al sole e alla pioggia, nell'abitazione del comandante, sul davanzale d'una finestra, rimpetto a noi, dove, con infinito rammarico, lo vedemmo a grado a grado disfare dalle pioggie e dai geli. 5) Quale spunto per un artista! Che raffinatezza di crudeltà in quelle anime di aguzzini, e cbe misto di oltraggio alla solidarietà nel dolore, ai conforti dell'arte, alle persone! Penso per ragion di contrarli al Gesù deposto di Gabriele d'Annunzio, e vedo tutta la distanza non superata dal Castromediano; ma mi avvedo anche che è un fargli torto il volerlo giudicare con criteri estranei al suo lavoro di purissimo martire politico.6)
i) Ivi, P* 317.
2) Ivi, p- 265.
3> Ivi, PP. 175-6-7.
*) Ivi, pp. 226-7.
fi) Ivi, p. 9, v. 11.
<>) Scnonchè il lavoro e il valore dell'artista anche in un caso di tal genere importa ben più che non si direbbe, e ne son prova parecchi libri simili rimasti nell'ombra o in penombra. Cosi F. D'OVIDIO nel Proemio a Le mie prigioni, ed. di M. Scherillo, Milano, 1923.