Rassegna storica del Risorgimento
CASTROMEDIANO (DI) SIGISMONDO
anno
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1938
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pagina
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1225
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Sigismondo Castroni ediano 1225
al Poerio, derivavano anche dal dovergli questo chiarimento di se stesso. *) H rivoluzionario del 1848, sebbene già iscritto, illuso e presto deluso, alla Giovine Italia,2) non si era spinto oltre una generica aspirazione costituzionale.8) La sua difesa è stata giudicata puerile: *) nulla che lo possa avvicinare alla prodigiosa abilità e all'audacia con le quali il Poerio seppe trasformare il proprio processo in una battaglia politica, 5) che virtualmente era una schiacciante vittoria. Il Duca entrò liberale nella galera, ne uscì unitario dieci anni dopo. I semi dei tempi s'erano schiusi, ma tutto lo sviluppo rimane nell'ombra: la funzione del principio liberale, i suoi beneficii, i suoi limiti, il suo superamento nell'unità nazionale. C'è, all'inizio, un presentimento di vittoria, di rivincita, sopra la cecità reazionaria. Non altro. Ma basta per non fare del Castromediano un volontario
1) Anche; e tra gli altri motivi è giusto congetturare una reazione generosa al vedere il Poerio bersagliatissimo fra tutti dalla calunnia e dall'insidia avversarie. Per timore di non essere travolti nel suo destino, l'odiavano anche coloro che, nelle ore favorevoli di sua fortuna, gli si erano professati amici. Memorie, voi. II, p. 13 segg.
2) Dopo dieci giorni d'esperienza settaria, sbalordito, l'abbandonò. Nelle sette non si ragiona, ma s'impone. Così nelle Memorie, p. 18; ma invero, come osserva P. PALUMBO, Gioacchino Stampacchia, ecc., p. 172, il Castromediano è costretto a ricredersi nel Ricordo di E. L., dove a p. 18 si legge: Ed ecco perchè la Giovane Italia prese voga in Terra d'Otranto. Noi tanto avversi alle associazioni settarie, noi stessi però non sapremmo per intero condannare quella disperazione. Ove è da notare che non è detto tutto, e che ciò che non è detto s'intrawede nell'ardente e lungo elogio che il Castromediano intesse alla memoria dell'amico Lupinacci, stato uno dei più operosi mazziniani. A Lecce la Giovane Italia era stata propagata dai fratelli Stampacchia il 1843.
3) Cfr. E. MABTINBNGO, Sigismondo Castromediano, p. 316.
*) Che il moto s'arrestasse senza effusione di sangue, non è una ragione per negare i capi dell'accusa: processine fraudolenti non erano, né occorreva che fossero, essendo il paese nella grande maggioranza ostile agl'illusi. Cosi per citare un particolare, che va rettificato, si noti che il Castromediano fu redattore del Troppo tardi, giornale il cui solo titolo valeva un programma antidinastico, e che il Castro-mediano disse moderato e rispettoso delle persone, laddove, dopo i primi numeri, ospitò le più gravi offese contro uomini anche miti, quale mona. N. Caputo ed altri. Cfr. N. BERNARDINI, Giornali, ecc., p. 48. Ancora: un progetto di fuga diversamente narrato dal Castromediano e dal PALUMBO, pp. 452-3 di Lecce nel 1848, e p. 87 segg. nelle quali si precisano altri fatti.
5) Era il proseguimento aperto e clamoroso della cospirazione occulta. Su questo piano bisogna porre le lettere di W. E. Giaciutone e la polemica e le ripercussioni che seguirono. Fu un duello esclusivamente politico (le proteste del Gladstoue, di non volere agitare la questione politica, erano artificii tattici), con tutte le esagerazioni, le alterazioni e le tirate di parte. L'argomento va riveduto a fondo: partìgianissimo e beatamente superficiale B. ZUMBINI, W. E. Gladstone nelle sue relazioni con l'Italia, Bari, 1914, vacuo anche sotto l'aspetto bibliografico. Un accenno al carattere politico del libello inglese si legge nelle prime pagine di H. R. WUITEHOUSE, The collapse of the Kingdom of Naplea, New York, 1899.