Rassegna storica del Risorgimento
CASTROMEDIANO (DI) SIGISMONDO
anno
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1938
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Giuseppe de Matteis
del supplizio, un ebbro del martirio non come conseguenza di avvenimenti ostili, ma ricercato pei se stesso . u Egli è così nobile e romanamente forte nel patire e nell'agire, cosi onesto nelle confessioni, così antico nel carattere, che non abbisogna di cotali frenesie per essere esaltato. Rifiutò il passaporto offertogli dall'intendente De Caro e non volle mettersi in salvo, ma egli stesso ci dice che allora sperava nella buona riuscita dell'insurrezione ancora accesa in Calabria e in Sicilia; e quando è condannato ai 30 anni di ferri, fa il pronostico, che pare tetro ai compagni, che occorrono altri dieci anni perchè la parabola si compia. 2) Dieci, si badi, e non trenta: 3) l'effetto della condanna non valeva a spegnere le ben fondate speranze* '
Esse spiegano come una sensibilità nuova negli annali del regno di Napoli sorregga i condannati politici, e li renda fieri e financo intrattabili, procurando a Ferdinando II il più crudele disinganno. Prima d'allora non era una labe l'invocare la clemenza del paterno
1) F. RUBICHI, Commemorazione di Sigismondo Castromediano, orazione in cui, fuorché questa e qualche altraiperbole, la figura del Castiomediano è scolpita con giusto rilievo sullo sfondo dei tempi. L'iperbole è ripetuta da M. VITERBO, Il duca martire, e da altri.
2) Memorie, p. 36.
3) Qualche biografo asserì che il Castromediano fu condannato a morte: arrotondamento adulatorio che non infittisce la palma del martirio, e non risponde forse neanche al sentimento popolare; qualche altro, che il Castromediano uscì dalla galera precocemente incanutito, laddove Adele Savio, assicura che il bel Duca bianco tale non era nel 1859-60. Quisquilie, lo so, ma quisquilie che tradiscono la maniera. Più notabile nello stesso Castromediano il diverso uso del colore se confrontiamo il Diario con le Memorie. M. Scardia, che lo ha pubblicato, si domanda se davvero il Castromediano distrusse tutto ciò che scrisse in carcere (aveva composto tra l'altro, una Cronologia della sua famiglia, e un romanzo La peste di Noia). Ecco una gamma di colori genuini: molte volte sono gli stessi concittadini (e non spioni pagati, né falsi testimoni) che per odio di parte si accaniscono a fornire ai giudici le prove della colpevolezza degli imputati; violenze e disordini a tendenza comunista sono registrati in più luoghi; i funzionari, passati poi alla storia, come scellerati figuri, sono tanto indulgenti, che richiesti d'informazioni dal ministro, le assumono dai cittadini buoni, cosi il fatto resta ammortizzato ; il calùnniatissimo Sozi Carafa (cfr. T. Massarani, che tra le altre scempiaggini storpia anche il nome di questo Intendente esemplare, morto dopo SI 1860 commesso di negozio) visita il carcere ed entra anche nella corsia dei politici: j Radunatici, e fatta uscir fuori la guardia di pubblica sicurezza, ci ha domandato se i custodi ci comméttevano abusi, noi rispondemmo essere contenti della loro condotta; e un presidente benigno e coscienzioso, e testimoni franchi e coraggiosi lasciati liberamente parlare; e avvocati codini e delatori, che mestano per intorbidare il processo e trascinarlo per le lunghe (un avvocato dilapidò il patrimonio del Duca, dirà poi questi nelle lettere, e non un sacerdote curatore giudiziario, come da altri è asserito); e infine questa riderella comica, in cui lascio al lettore di scoprire in che si annidi la pravità del reazionismo: D... Ricevitore Generale della Provincia, cavaliere di S.Anna di Russia, ed amministratore di taluni beni da quell'imperatore ereditati da uno strano che fece testamento in prò di costui. Ha lunga figliuolanza femminea, di brutte figlie, le quali ha qui maritate tutte.