Rassegna storica del Risorgimento

GORIZIA
anno <1938>   pagina <1245>
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Gorizia ottocentesca, ecc. 1245
Dopo aver esposto ancora qualche suo punto di vista, egli così continuava:
Ora io vi ringrazio con tutta l'anima di questa cara accoglienza e vi ripeto un saluto del cuore per il vostro ritorno in grembo alla famiglia italiana. Voi, bravo popolo, ne sarete l'avanguardia. E quando 1* Italia si trovi in procinto di combattere ancora contro agli esterni nemici, essa conta su questa prode e valorosa popolazione.
Addio! (applausi interminabili).
Chiamato per la seconda volta al poggiolo dalla moltitudine entu­siasta, avida di mirarlo ancora, Garibaldi rivolse alcune toccanti parole alla deputazione dei difensori di Venezia, che in quel momento si trovava con la sua bandiera dirimpetto al Palazzo Mangilli.
Ridomandato una terza volta, e mal resistendo alle voci amorose che a lui si indirizzavano da ogni petto, il generale ricomparve ancora e rivolse un saluto alle bandiere abbrunate di Gorizia, di Trieste e del­l'Istria, che erano portate da alcuni emigrati in allora ancora divisi dalla grande famiglia italiana.
Uno degli emigrati avendogli raccomandato quelle povere pro-vincie, il generale visibilmente commosso esclamò: Sacrificherei volentieri la mia vita per la redenzione di queste nostre tre sorelle in
lutto! .
H direttore di polizia in Trieste che al primo sentore della venuta di Garibaldi, aveva mandato uno dei suoi migliori agenti segreti ad esplorare il campo nemico in Udine e in Gorizia aveva ricevuto da Antonio Zecchini, già aggiunto di concetto presso la e. r. polizia di Verona, l'8 marzo, il seguente rapporto incompleto scritto, in tutta fretta, a matita:
Pregiatissimo Signore!
Mi fò un dovere di prevenirla colla presente che jeri sera sono giunto da Gorizia senza aver potuto chiarire quanto m'interessava. Non ho perduto però ancora la speranza, poiché a mezzo delle relazioni fatte ad Udine dovrò venirne a capo.
Mio dovere sarebbe quello di venirla a riverire di persona, mi permetta ch'io manchi a questo debito di civiltà e ciò nel comune interesse. Non voglio destar sospetti, in primo luogo per poterle essere utile, e posso garantirla che gliene sarò in seguito, e quindi per non arrischiare troppo in principio. Come Le dissi io feci relazioni impor­tanti ad Udine e mi limiterò per ora ad accennarle Giovanni Battista De Faccio, Domenico Bonetti, Luigi Benedetti ed altri individui del pari importanti dai quali tutti rilevai in parte col loro mezzo molte cose, e molte di altre ne rileverò in seguito avendomi offerto di essere loro utile. Seppi da loro che a Gorizia vi esiste un Comi­tato (d'Azione) formale, seppi che il De Faccio fabbrica i petardi, seppi che i petardi scoppiati ultimamente a Gorizia furono da lui fabbricati ed inviati; ho veduto alcuni