Rassegna storica del Risorgimento

GORIZIA
anno <1938>   pagina <1248>
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Ranieri Mario Cossàr
L'estensore delle notizie confidenziali trasmesse col sopracitato eccelso decreto sembra di aver udito qualchecosa su quest'oggetto e d'aver dedotto le sue combinazioni, che, d'altronde, risultano errate.
Falso è appunto, che Favetti percepisca dal municipio Fiorini 600 in riconoscimento dei suoi passati servizi prestati.
Anche la notizia che la signora Favetti abbia percepito dopo la condanna del marito ciò che è noto all'eccelso i. r. presidio della luogotenenza dalla mia comunicazione relativa un importo mensile superiore ai Fiorini 50 per sé e per i suoi figli, durante la prigionia del Favetti, va corretto in questo senso. Questo sussidio è venuto a cessare col mese successivo alla grazia fatta al Favetti, e dopo lo scarceramento non è stato versato dalla cassa municipale alcun importo né al Favetti, né alla sua signora.
Anche le altre notizie dei Sussidi pervenuti al Favetti appartengono alla categoria delle notizie confidenziali ch'erano in uso nel Veneto, le quali sulla base di mezze parole e di allusioni inventavano delle sto­rie, che dovevano tenere in apprensione le autorità politiche e di polizia.
Del resto è un fatto, che la Favetti, durante la prigionia del marito ricevette anche sussidi d'altre parti, mediante i quali, la quota di sus­sidio buttata via da parte del consiglio comunale, venne notevolmente aumentata. Questi sussidi le affluivano specialmente in seguito alle richieste prepotenti di alcuni ciechi partigiani di Favetti, come vennero inscenate da Giovanni (Nepomuceno) Favetti, (Giovanni) Penaucig, ed altri.
Vero è anche che Favetti ha in Comelli un valido protettore, ciò che qui ognuno sa, parte perchè Favetti stava da lungo tempo in rela­zioni d'amicizia e parte perchè al tempo in cui egli stava al servizio delle autorità per la costruzione della ferrovia, gli aveva fatto qualche servizio in via amichevole. Comelli si è guadagnato, dacché vive in Italia, colle imprese di costruzioni ferroviarie, una sostanza cospicua, non appartiene però, da quanto mi consta, ai partigiani del Comitato d'azione ma sta in intime relazioni cogli organi responsabili del Governo italiano. Da parte sua dovrebbe essere giunta al Favetti la notizia, e da questi parecchie volte ripetuta, cioè che l'Italia non manderebbe un solo tamburino al confine per Gorizia e per le altre cosiddette province italiane dell'Austria.
Da cui risulta il fatto interessante che i rapporti confidenziali degli agenti segreti, provenienti dalla cessata impcrialregia direzione di polizia in Venezia, non andavano molto a genio al barone poliziotto d'autentica marca austriaca.