Rassegna storica del Risorgimento

GORIZIA
anno <1938>   pagina <1250>
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Ranieri Mario Cassar
Reso avvisato di ciò, non tardai di prendere subito le misure necessarie, per localizzare severamente tale voglia di dimostrazione, ordinando, per evitare even­tuali maggiori guai, di eseguire il trasporto dell'albero, nel Giardino pubblico, durante la notte, in modo che esso dovesse trovarsi sul posto alle sei del mattino, ciò che anche avvenne, senza che perciò avvenissero dei perturbamenti politici.
Naturalmente si trovarono presenti tutti gli aderenti principali del Partito d'Azione quali: (Giuseppe) Penaucig, (Francesco) Polencig, (Clemente) Riavitz, (Giambattista) Rasarti padre e figlio (Antonio), (Martino) Ciufc (Zucchi) padre e figlio, (Giacomo) Leban, (Antonio) Cargniel (Camelli), (Luigi?) Briaco, (Michele) Brasa, Favetti Giovanni fratello di Carlo Favetti, (Luigi) Pagon (Pagoni). (Giovanni) Sticsa, (Francesco) Marega, (Valentino) Capellan (Cappellani), (Pietro Antonio) Filiput (Filipputti) e finalmente il costruttore edile Antonio Tabai quale dirigente i lavori, però più. quali spettatori, dimostrando un interesse del tutto speciale senza però permettersi di fare qualche dimostrazione all'infuori di quella d'un vivace interesse per quell'albero.
Di ciò mi pregio di rendere rapporto coll'aggiunta che nel giorno del trapianto di questo albero nel Giardino pubblico, cioè agli undici del mese, si trovò in cinque differenti posti della città scritto a carbone: Viva l'Italia , oppure Viva Vitto­rio Emanuele, o Viva Garibaldi o Viva Gorizia italiana, scritte, che vennero cancellate ancor prima del sorgere del giorno, da parte della pattuglia del mattino.
Così la relazione ufficiale al luogotenente in Trieste. Ci consta però che il de Kiibeck, appena avvenuto il trapianto, spiccò forse a com­pletamento di qualche allarmante sua comunicazione al Governo centrale in Vienna il seguente rassicurante telegramma: L'albero è trapiantato la città è tranquilla.
La guerra ingaggiata dal barone del Kùbeck contro il Favetti, prima del 1866, continuava anche dopo il ritorno del patriotta, dalla sua prigionia. Lo dimostra chiaramente questo rapporto, del 3 maggio, diretto al presidio della luogotenenza:
N. 397 P. Il condannato per alto tradimento e graziato nel febbraio di que­st'anno dà parte di Sua Maestà, ex segretario comunale goriziano Carlo Favetti è ritornato dalla sua gita, a Udine, Venezia e Vicenza, che deve averlo continuata sino a Firenze con la persuasione ch'egli non aia in grado di trovare alcun impiego adattato ai suoi desideri ed alle sue aspettative.
Egli deve aver rifiutato tutte le offerte, anche quella di segretario presso il -municipÌo di Udine, perchè teme, trovandosi su d'un terreno straniero, di rimanere del tutto inconsiderato.
Egli deve essersi espresso che vuole rimanere a Gorizia. Era intenzionato di chie­dere la concessione per un'agenzia d'affari, per poter per ora guadagnare in quella maniera il necessario per il sostentamento della sua numerosa famiglia.
Poiché egli non ha fatto nessun passo ulteriore in proposito, è da ritenersi ch'egli stesso si aia convinto, che, con la perdita dei diritti civili, non poteva riceverla.
In complesso egli conduce una vita molto ritirata e frequenta tanto la mattina che. il pomeriggio il Casino dei Commercianti, ove la maggior parte dei suoi aderenti