Rassegna storica del Risorgimento

GORIZIA
anno <1938>   pagina <1262>
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Ranieri Mario Cossàr
Ma ahimè 1 II facile che lo colpiva ad Aspromonte a Sinalunga cangiassi in laccio da sbirro ed il generale fu arrestato e come vile malfattore tradotto nella fortezza d'Alessandria.
Per Iddio era troppo I Arrestato Garibaldi mentre voleva darci la vita, mentre voleva darci Roma il cnore d* Italia senza cui questa misera saia sempre un cadavere galvanizzato, inconscio delle membra paralizzate, incorante di liberarsi da quelle catene che con tanto scherno ancora l'Absburgo dimena sulle nostre vicine contrade.
In nome di queste io parlo e credo d'averne diritto, non come cittadino del Regno che non lo sono, ma come figlio della Nazione, ed usando di tale diritto pro­testo altamente contro un atto che gravemente offese la dignità nazionale dignità sulla quale noi d'oltre confine siamo gelosi coll'eflervescenza d'un vergine amore, non disilluso ancora dallo stupro, col quale questo governo una per una contamina le più sacre aspirazioni di voi, che vi chiamate liberi.
Davvero si vede che pochi sforzi costogli lo scettro che egli tiene sull'unità d'Italia, la pretesa unità d'Italia e che per questa disconosce ora con incauto animo le forze del popolo, non bada alla sua voce e non pensa che la Nazione, stanca alfine degli argini che le restringono il flutto a mezzo il Ietto, potrebbe mi di con tale impeto prorompere verso le disputate sue rive estreme, da rovesciare chiunque Dio stesse a difesa di quegl* infami baluardi che codarda servilità eresse dinanzi le porte di Roma ed ai piedi delle nostre Alpi, facendo dell'affidato potere turpe mercato.
Dissi se in ricambio di queste verità un arbitro despotismo mi decretasse le car­ceri, ne sarei ben altiero di dividere col più grande uomo d'Italia, l'istessa sorte!
L'onore della Nazione adunque, il dovere di gratitudine, ed il patriottismo delle infelici contrade e dei loro poveri esuli che rappresento, altamente richieggono, che io rinnovi la più sdegnata protesta contro l'innazionale atto del governo, e chiudo col votare un saluto di condoglianza e di ossequio all'illustre prigioniero d'Alessandria.
Evviva Garibaldi!
Com'è noto, Garibaldi era stato rinchiuso nella cittadella d'Ales­sandria, prima di venir trasferito a Caprera.
H 20 ottobre il generale ruggiva da Caprera per andare ad assumere il comando dei volontari garibaldini per la campagna di Roma.
H giorno appresso il Comitato goriziano di soccorso ai Romani lanciava questo storico manifesto:
Goriziani e Territoriani 1
Sul suolo romano si combatte e dal sangue di quei prodi riverbera il rossore della vergogna sulla faccia d'ogni italiano, che non si scuote a tale spettacolo.
Soccorrete! La patria e l'umanità lo comanda e se a tanto qualche rinnegato deflettesse il cuore di cui 6 privo non s'abbrutisca vieppiù col rinnegare in sé ancora la Ragione.
Si la Ragione che il papa-re è la negazione di questa e chi non lo abbatte 6 dell'oscurantismo complice e sgherro.
Se non potete prestare il braccio vostro, date l'obolo che affili la spada, la moneta che scacci la fame, che stagni le ferite.