Rassegna storica del Risorgimento

MAZZINI GIUSEPPE
anno <1938>   pagina <1298>
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1298 Libri e periodici
Quella storia secolare che parla del solo nome d'Italia, quando al margini oltte-marini del Mediterraneo, e d'oltre confine, ai ricerchino, noumeno che altrove, le origini di una diffusa e moderna civiltà costituita da attiva intraprendenza, da indomito spirito d'iniziativa, da proficua penetrazione asaimilatrice di cui soltanto la nostra stirpe fu ed è capace.
Storia e gloria d'Italia sopravvivono rigogliose e inestinguibili nella vecchia e nella nuova Spagna; le libere migrazioni italiane nel Nord-Africa hanno compiuto, in una sequela di decenni, conquiste individuali e collettive al servizio della Madre-patria.
Ricorrono in queste pagine del Masi, memorie di uomini e di episodi del nostro Risorgimento, sia che egli parli di Federico Confalonieri in Algeria, o della Colonia italiana di Tunisi nel 1848, o di Giuseppe Garibaldi in Tunisia.
Si fa spesso parola di Livorno e anche della Corsica. E se si pensi alle fortune marinare della bella città toscana fin da quando un Granduca di genio ne fece un sicuro rifugio per tanta gente animosa, sicché tessendo solida e fitta rete d'interessi con terre vicine e lontane a specchio del grande mare nostro, e soprattutto con l'Africa mediterranea, Livorno divenne centro di civile espansione non soltanto locale ma italiana, era giusto che nei vari capisaldi di questo libro la città di Guerrazzi, di Cappellini, di Marradi, di Ciano figurasse, come figura, in primissima linea. E perchè non vi avrebbe figurato anche la Corsica degli anni fra il 1848 e il 1870, che, con i suoi figli migliori, partecipò alla mirabile gesta del nostro Riscatto, e riaffermò, in ogni memoranda occasione, col sangue dei combattenti e col canto dei poeti, la sua solidarietà con l'Italia rinascente?.
Riassumendo: queste nuove pagine di Gente nostra nel Mediterraneo Occidentale, come già quelle d'Italia e Italiani nell'Oriente vicino e lontano (1800-1935) che hanno avuto così cordiale accoglienza, sono un nuovo atto di quella fede italica dell'A. ; fede di sempre, la quale, non immemore della calda, operosa, fraterna solidarietà degli amici, pochi ma buoni, che, insieme al Masi, fondarono in Empoli il secondo Gruppo Nazionalista italiano, ad essi ai morti ed ai viventi ha dedicato questo libro a ricordo delle comuni- speranze fattesi ormai radiosa realtà, nella Rina­scita della Patria sotto il segno del Littorio trionfante.
TOMASO FRACASSINI
CORRADO ZOM, La conquista dell'Impero; Bologna, Zanichelli, 1937-XV, pp. 442. L. 30
Opera pregevolissima per ricchezza d'informazione, per vigoria di sintesi, per schiettezza e vivacità di dettato. Non è ancora la storia della grande impresa; ci vor­ranno anni e anni prima che sia possibile raccogliere e vagliare gli innumerevoli dati di fatto e gli elementi di giudizio per una ricostruzione degli avvenimenti pienamente sicura e obbiettiva; ma è un quadro d'insieme, allo stato attuale delle conoscenze, fedele e preciso di tutti gli aspetti, diplomatici, militari, politici, che hanno caratterizzato il periodo duro e rischioso, ma altrettanto glorioso e felice, dei ventisette mesi della campagna africana.
Le ragioni che ci hanno indotti a prendere le armi contro l'impero etiopico sono esposte dall'A. con molta serenità e con molta chiarezza; e soprattutto ben delincato è Patteggiamento dell'imperatore verso l'Italia dall'inizio del suo regno, atteggiamento non apertamente e pericolosamente ostile, ma tale da stancare in ogni modo il Governo di Roma e, se non da provocare, almeno da permettere gP incresciosi incidenti che si moltiplicarono lungo tutti i confini comuni con i Possedimenti italiani. L'ultimo dei quali, il più grave e il più sintomatico, verificatosi al principio del dicembre 1934 ai confini delPOgadcn con il territorio italiano di Obbia, fu, com'è noto, la causa deter­minante del conflitto. Gli sviluppi dell'episodio, al quale la presenza di un alto funzio­nario quaPcra il Governatore dcll'Ogaden dava singolare rilievo o importanza, sono la prova più evidente che P incidente era forse stato preparato di lunga mano ma,