Rassegna storica del Risorgimento
MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1938
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pagina
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1299
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Libri e periodici 1299
comunque, età a conoscenza del Governo di Addis Abeba, dove la terribile sconfitta subita dalle preponderanti forze etiopiche impegnate nell'azione provocò insieme sdegno ed allarme. Basti qui ricordare che, verso la metà dello stesso mese di dicembre, dalla capitale partivano per Harrar rinforzi di artiglieria della Guardia imperiale, parecchi cannoni e mitragliatrici; contemporaneamente il territorio delTHarrarghiè e Ogaden era mobilitato. Nella terza decade del mese la forza delle armi in questo territorio raggiungeva ì 18.000 uomini, dei quali almeno un terzo erano dislocati quasi a contatto dei confini della Somalia italiana.
Frattanto si effettuava una mobilitazione parziale nelle regioni e province del Baie, 8id amo e Boran Arussi, Uolanio e Combatta per una cifra complessiva di circa 40.000 armati; e in una riunione dei capi tenutasi presso l'imperatore in Addis Abeba la maggioranza dei convenuti si esprimeva in senso favorevole ad una guerra contro l'Italia. Nella seconda decade di gennaio un bando imperiale prescriveva sette giorni di pubbliche preghiere e di digiuno per la salvezza dell'Impero ; ciò che produceva grande impressione in tutta l'Etiopia, poiché si rilevava, segnatamente in certe regioni, che disposizioni siffatte s'erano prese soltanto in occasione di calamità nazionali.
Ma ciò che definitivamente convinse il Governo italiano della necessità impellente di mobilitare le due divisioni metropolitane, la Peloritana e la Gavinana , e di procedere senz'altro alle operazioni di richiamo dei contingenti della classe 1911 fu un ultimo incidente del 29 gennaio 1935, forse generalmente meno noto dell'ormai celebre di Ual-ual, quando una pattuglia abissina si avvicinò a breve distanza ad una pattuglia di dubàt di osservazione del porto di Af-dub, ad una quindicina di chilometri a sud-ovest di Ual-ual, provocando uno scambio di fucilate.
I nostri dubàt, usciti dai loro appostamenti e iniziato l'inseguimento della pattuglia assali trice, constatarono che nella boscaglia stavano in agguato numerosi armati irregolari etiopici con due mitragliatrici. Non c'era ormai più nessun dubbio sulle intenzioni bellicose e sull'atteggiamento aggressivo dei concentramenti etiopici del l'Ogaden mantenuti in prossimità della linea di resistenza delle bande confinarie della Somalia Italiana.
I preparativi effettuati sino all'inizio delle grandi piogge per provvedere con la massima urgenza alla sistemazione difensiva delle nostre colonie ove tutto era da fare o da rifare sono descritte dallo Zoli assai minutamente e con grande precisione di dati; ma soprattutto ordinato e suggestivo è il lungo racconto delle vicende della guerra sino alla distruzione delle ultime formazioni armate, condotto sulle opere fondamentali dei marescialli De Bono e Badoglio, dei generali Dall'Ora e Frusci, su particolari ricerche presso gli uffici competenti, su documenti ufficiali ed ufficiosi, e su numerose corrispondenze giornalistiche nostrane e straniere.
Ventitre cartine nitidissime, sulle quali sono segnati, oltre i luoghi dove si sono svolti gli episodi piit importanti, anche le posizioni delle nostre colonne, le linee di marcia o 1* inseguimento del nemico, giovano a dare al lettore una visione chiara e circostanziata degli avvenimenti.
Interessante, specialmente dal punto di vista politicoeconomico, è l'ampia dimostrazione dell'attività svolta dal Governo Italiano e dal Governo generale di Etiopia per l'organizzazione e l'amministrazione del paese conquistato: dalla legge organica e costitutiva dell' Impero, del 1 giugno 1936, ai grandiosi lavori di sistemazione e d'inizio di avvaloramento del territorio imperiale e alle savie previdenze d'indole finanziaria, corporativa, sociale e culturale.
Ma la parte più originale del bel lavoro dello Zoli si trova, a mio avviso, nelle pagine dedicate alle considerazioni intorno alla guerra di Etiopia e intorno alle conseguenze della conquista. Non possiamo naturalmente (e ci spiace) che riportare qui qualche punto riassuntivo. Per ben comprendere, afferma l'A., il valore della campagna etiopica, la cui rapida conclusione stupì tutti, bisogna considerarla non a se, ma nel più vasto quadro della nostra situazione internazionale quale si presentava all'inizio