Rassegna storica del Risorgimento

ANGELONI LUIGI ; LAMPREDI URBANO
anno <1917>   pagina <164>
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Guido BuaHm
timento naturale della gratitudine verso molti particolari e verso il Governo di questo paese.
Voi sapete che il sentimento di gratitudine nasce e non può andar disu­nito da quello dell'amore. Ciò che si chiama riconoscenza consiste negli atti esterni, o di riverenza, o d'ossequio, o di belle frasi, tutti segni equivoci; ma la gratitudine consiste in un atto interno di cui credo questa mia richiesta ed accettazione un segno non equivoco, come quello che dimostra ch'io sooo nella dizione di amare, pia di alcuni individui, e il governo particolarmente parlando di questa famiglia italica, che gl'individui e il. Governo del paese dove son nati. E io dico alenivi e particolarmente, perchè intendo significare che non per questo mi sono spogliato della naturale affezione verso gli abi­tanti della terra, che chiude le ossa dell'uno e dell'altro mio parente; ma voglio fare conoscere che sono costretto da certi fatti e dalla condizione in cui mi sono trovato nell'inferma vecchiaia di rivolgere le dette mie affezioni di gra­titudine a non pochi individui di questa famiglia italica, distaccandole da ta­luni della mia patria originale Toscana. Se voi, mio caro Pietro, vi conten­taste di questa ragione generale, qui mi arresterei ma voi vi mostrate curioso di sapere i fatti particolari che comprovano la mia giustificazione generale, ed io voglio appagarvi perchè non neghereste, spero, fede alle mie parole, e perchè se altri me la negasse non potrà certamente smentirli.
Due soli racconti che io vi farò intorno alle mie relazioni con un gen­tiluomo mio paesano e con altro di questa famiglia per una parte, e per l'altra con alcuni individui dell'originale mio Governo toscano e con altri di questo, vi persuaderanno che non a torto io mi applico due versi del Petrarca nella famosa sua canzone all'Italia, e da I ui posti in bocca all'antico romano Fa­brizio ; vi persuaderete cioè che confrontando nel mio cuore la madre mia naturale con l'adottata, sono costretto a dire:
Che questa m'àftà giovane o forte, Questa in veceliieaza mi campò da morte.
Ciò presupposto ecco i fati??;
Voi sapete che dopo avere servito il mio paese in Siena dal 23 al 35 anno della mia età nel pubblico insegnamento come ascritto all'ordine delle Scuole Pie, mi accadde un fatto che qui non posso riportare, perchè a voi noto, per cui mi rlsolsi di uscire da quell'ordine, ed espostine i motivi al regnante al­lora Pontefice Pio VX (di G. M.) furono tali che mi permisero, con breve la secolarizzazione, ma in Toscana secondo le leggi veglianti questo breve, non poteva ottenere 'il, regio eoeequatw, se io non fossi stato, come veramente non lo ero, provvisto dì patrimonio ecclesiastico, perchè io già avevo rinunziato al domestico, che la bolla mi rendeva.
In questo mio imbarazzo un amico straniero, cred'ìo indusse il cav. P. Ame­rico Albizzi, che era stato mio scolaro (almeno di presenza) in Siena, e ricco possidente, a fissarmi una mensile prestazione di 10 scudi, la quale servisse per alimentarmi in tutta la ,va. è specialmente nella vecchiezza. Così potei far uso del predetto breve, ma; "voi ben vedote ancora, che questo tratto di ge­nerosità., doveva attaccarmi indissolubilmente al mio paeso.