Rassegna storica del Risorgimento
ANGELONI LUIGI ; LAMPREDI URBANO
anno
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1917
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pagina
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167
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H carteggio di Urbano Lampredi con Luigi Angéloni 167
ben lo so ; ma, non lo voglio dire perchè dovrei dirvi colle parole del Casti negli animali parlanti :
Non me ne feto autor, non voglio guaì
Massime col Leon, ch'Io etimo assai. Io allora non so se più. afflitto, o sdegnato partii bruscamente per le dette città, ma prima di partire congedandomi col mio buono e rispettabile vecchio Prullanì entrammo nella storia Albiziana, e vedendo egli ch'io era privo di benefizio ecclesiastico, mi consigliò a stendere una supplica al Principe e presentarla a quel segretario pro-tempore del Regio dritto.
Io lo feci e partii. Dopo alcuni mesi giunse alla mia notizia la mote del consigliere Frullani, il quale aveva probabilmente con zelo raccomandata la mia petizione perchè il Gran Duca mi conferisse almeno, se non la cattedra uno dei piccoli benefizi della Corona, come io chiedeva Nel 1826 ripassando da Firenze feci qualche nuova istanza sulla detta petizione, e ripartii per Napoli* perchè come partendo da Firenze sei anni avanti per la Francia, sapevo ch'io avevo in quella città un nido sicuro per esercitare la mia professione, cosi per la medesima ragione mi mossi alla volta di Napoli, donde era partito sei anni prima. Insomma in non ho avuto neppure il merito presso quei Signori, ed altri amici, di essere no Ozialo del risultamento negativo non che del favorevole alla mia. petizione. Al contrario arrivato a Napoli abbattuto ed oppresso dalla sopra citata senil malattia, non solo trovai un conte di Carnai-doli, come ho detto, ma di più trovai un ministro del governo ' il quale senza mia richiesta mi ha ottenuto dalla munificenza del re una partecipazione ai soccorsi che si danno ai letterati nazionali da una commissione esecutrice delle sue benefiche istituzioni. Qual meraviglia può destare in voi ed in altri la mia determinazione d'essere ascritto piuttosto fra gli amici e sotto il Governo di Napoli, che fra quelli (ch'io però amo e stimo sempre) e ì goveranti subalterni del mio paese ? Mentre nulla affatto possiamo retribuire al Supremo Itet-rre del mondo riguardo ai suoi benefìzi, perchè non doveva io retribuire quel solo non nulla ch'io poteva per dimostrare la mia gratitudine ad una famiglia italica, che mi ha tanto confortato nell'ultima epoca disastrosa della mia v ita se non protestando, che non solo debbo a lui il prolungamento della mia vita naturale, ma ancora quella poca che mi sarà concessa dall'opinione della p;òv ferità intorno ai miei senili lavori letterari, ch'io non avrei lasciati dopo di me senza l'anormale ospitalità largitami sull'amena collina del Voraero dal
mio conte Evergete?
Spero di aver sodisfatto alla vostra curiosità, e non solo di avervi tolto a una sgradevole sorpresa, ma eziandio d'avervi indotto ad approvare le mie risoluzioni; raasslmame.nte fra li beni dei quali ho goduto sotto questo cielo, conto fifa i principali, e non tnen graditi, quello d'avervi avuto presente per qualche mese e di essermi giovato della vostra intelligenza ed amichevole zelo per venire a capo dell'edizione del mio Oppimo e di IM graziosi servizi prestatimi con affezione durante questo tempo.
Vostro URBANO LAMPBBDI.
U cavallai 8. Angolo. iti.iM> dogli affari interni.