Rassegna storica del Risorgimento

PRATI GIOVANNI
anno <1917>   pagina <194>
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194 XJno scritto giovanile di Cesare Battisti
GIOVANNI PRATI
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È una caratteristica altamente espressiva di questa fine di secolo: Nella letteratura e nell'arte le diverse forme si succedono con una vertiginosa ce­lerità e gli stessi rappresentanti che le iniziarono e le portarono al massimo sviluppo devono assistere al trionfo d'altre scuole ed al tramonto delle proprie.
A Giovanni Prati, non ultimo dei romantici, toccò di vedére no solo la decadenza di quella scuola che trionfò nella prima metà di questo secolo, ma il sorgere e rincalzarsi di altre tendenze e d'altri ideali
La lotta dei romantici e dei classici cedette il campo a quella dei veri­sti e degli idealisti, e nell'alternarsi della tenzone Borse la poesia degli eru­diti; ad essi tennero dietro i naturalisti, i'simbolisti e gli odierni decadenti alle scuole dei quali porrà forse termine l'affermarsi di un'arte sociale di fronte ad un'arte individualista.
Non è da meravigliarsi se in un periodo di trasformazione, com'è il pre­sente, pochi si curino di ricordare i Grandi che ieri scesero nella tomba fra il compianto, universale dei; popoli, e se troppo ritardi quell'equo giudizio dei posteri, mestamente invocato da tutti i poeti.
Non più la leggenda pietosa che a noi tramandò le sventure "di Dante e i dolori di Torquato tiene desta la memoria dei poeti della patria, non più il popolo ne tesse la trama colTaceesa fantasia, non più i padri la raccon­tano figli.
Ben altra è la loro sorte. Dopo l'oblio immeritato di inferi decenni, si fa strada la critica che crudamente sviscera e indaga e sa dirci quanto in essi vi fu di buono, di vero, di generoso, di grande; ma è pur sempre priva di quell'affetto che non può sentire se non l'amico, se non chi colse la pa­rola infiammata dalle labbra stesse del poeta, ne conobbe l'intime speranze, le passioni, i dolori.
Per Giovanni Prati non è ancora venuto il dì del giudizio - il di della lode - come egli lo chiamava, ne forse verrà ta;tìtr prèsto. ì giovani che la­vorano combattono per l'avvenire credono di perdere la sperata vittoria, . se un solo; momento sì fermano a guardare il passato e tant'altri che nella vita non amano che- il presente e sé stessi, temono forse, e ben a.ragione, che troppo doloroso sarebbe il confronto tra la loro vita prosaica é l'epopea gloriosa di Ieri.
gè non che ad eccitare i ìgìgri e i pusilli, a rafforzare nella lotta ì. gio­vani che lavorano fidenti in un, avvenire migliore, a rompere la monotonia di una vita troppo materiale, vengono certi giorni che i mostri padri vollero consacrati a feste solenni le quali sieuo espressione sincera tìM '.sentimenti del cuore, che nel ricordo idoli Grandi ritemprino lo spirito, destinato a lottare continuamente.