Rassegna storica del Risorgimento

BIANCHI NICOMEDE
anno <1917>   pagina <216>
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G. Sforza
il permesso venne accordato, e il Bianchi parti alla volta di Vienna. Là prese a scrivere un'opera, che doveva intitolarsi : Bette malattie fisico-morali, ossia della pazzia, ubbriackezza, sonnambulismo, magne* ti8mo animale, sordomutezza e suicidio, considerati in ordine ai bi­sogni propri della individualità umana, al caUolicismo, alla civiltà, alle passioni, ai delitti, all'imputazione giuridica, al diritto romano e canonico ed alle leggi civili e criminali dei presenti Stati d'Italia, libri cinque. Smanioso di trovare chi gliela stampasse, verso la fine del '47 fece una corsa a Reggio, per trattarne con la ditta editrice di Giuseppe Barbieri e soci; e appena stabilito il contratto tornarsene a Vienna. Interessantissimo è il carteggio che II Bianchi, durante il soggiorno nella nativa città, tenne col conte Francesco Malaguzzi, aiutante di campo dell'arciduca Massimiliano, fratello di Francesco IV, poi salito ad alti gradi nell'esercito austriaco. II17 decembre di queDo stesso anno il conte gli scriveva da Vienna : Io ero in debito a lei già di risposta ad una graditissima lettera, quando ecco che me ne arriva una seconda, come per farmi vieppiù arrossire sulla tardanza j di non avere ancóra adempito all'obbligo mio. Approfitto adunque di questo secondo eccitamento onde soddisfare a questo dovere im- postomi dalle due gentilissime lettere che ella ha avuto la compia­cenza d'inviarmi dopo l'abbandono di Vienna.***. La ringraziò.- per le nuove patrie ch'ella si compiace darmi e che pur troppo non hanno mancato d'interessarmi. Disgraziatamente, la descrizione dello stato degli animi nel nostro paese, fattami nell'ultima sua, trovo aver qualche analogia colla descrizione fatta dal Divino Poeta della
* bolgia infernale, canto 3 o 4?, se non erro. Le passioni sono in -< moto e concitate per ogni senso. Il mio venticello famoso, che da anni in poi io me ne stava predicendo, snM essere astrologo o indovinatore del futuro, si è avverato e] imitacela; trasformarsi in bufera. Mi consola però l'osservare eh'ella ha saviamente profit- tato delle osservazioni meteorologiche, fatte in paese e fuor di paese, per giudicare con senno e tranquillità di mente della portata di
questo temporale Io già mi andava figurando ch'ella un giorno
ijii avrebbe scritto essere condannata ad udire errori e scempiezze d'ogni genere. È la misera sorte di coloro, che avendo un poco di buon senso, sono condannati a vivere nei nostri paesi, ove, per dire <c la verità schietta e netta, la luce della vera civiltà non è ancora mollo penetrata, e sì vive, diciamolo pure schiettamente, nelle te-i nebre. Da noi si traducono a meraviglia gli squarci di Cicerone, di Virgilio, di Orazio, si disputa a morte sul valore ed impiego di una
- parola se sia o no pretta di Crusca, si fabbricano ad eccellenza so-
* netti per la predica di un frate e per te nozze di un amico, si riem-