Rassegna storica del Risorgimento
1837 ; FRANCICA DI PANCALI EMANUELE ; SIRACUSA
anno
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1939
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pagina
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1083
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Memorie dei moti del 1837 in Siracusa 1083
Intendente di lavare tutte le strade. La plebe facea cadere sugli erbaggi e frutta sospetti di tossico, e si gettavano in mare. Un ufficio da Catania giungeva per la via di terra firmato dalla giunta di salute pubblica ivi formata dalle principali autorità, e fra quelli l'Intendente Manganelli, il procuratore generale Cu mino, con il quale chie-deano volere assicurato il passaggio per sentire lo stato delle cose di Siracusa, mentre avendo inviato una barca fu alle vicinanze di Agnonc respinta a colpi di cannone; in questo mentre giungea la barca della neve con la novella essere caduta Catania nel cangiamento politico, avere inalberato una bandiera d'indipendenza, a ciò seguiva un plico, che portava la stessa, ed aperto in commissione leggevasi un manifesto d'invito a insorgere, dichiararsi tutta la Sicilia indipendente al reggimento dei Borboni di Napoli, e a costituirsi a Stato solo. Leggevasi un'altra stampa di avere accettato quel popolo, invece di giunta di pubblica sicurezza, una giunta provvisoria di governo, avere ordinato un taglione di 1000 ducati contro Bernard, una bandiera in giallo. Giungeva indi nuova da Catania che si era fatta una contro rivoluzione, ordita da quegli stessi, che faceano parte e componevano la giunta provvisoria di governo, che la rivoluzione era stata soppressa, e di essersi sparso sangue fraterno. A queste voci tacea il popolo siracusano indeciso, ed attendea con ansia l'esito di quei fatti. Intanto giungea da Reggio una barca che portava un plico proveniente da Napoli, ove S.M. Ferdinando II inviava a rassettare i conturbati destini delle tre Provincie Messina, Catania, e Siracusa, un suo alto Commissario con i pieni poteri dell'Alter Ego, e la forza di quattro migliaia di uomini; aggiungevasi un'ordinanza dell'alto Commissario domandando agl'Intendenti delle tre Valli esatto conto dello stato delle cose; ripartiva quella barca con un rapporto, non si sa con quanto senno scritto all'insaputa della Commissione, che non montava a venti, mentre, lasciata dal Panca li quella carica molti non intervennero più, ed abbandonarono il posto. H duca S. Filippo con pochi raggiratori che lo attorniavano agivainawedutamente, e da poeta, si lasciava regolare dal Segretario della Commissione Musumeci e d'altri più tristi, all'insaputa del popolo, e dei buoni. Quel rapporto fu causa, che il funzionante Impellizzeriricevè insulti positivi dell'alto Commissario al suo arrivo, fu allontanato da quel posto, e sequestrato in casa con una guardia di gendarmeria, che lo tenea sotto custodia, e non avrebbe terminato l'affare senza maggiori dispiaceri di quell'impiegato se Pancali con l'opera del funzionante signor Raddusa non avessero placato quell'alto Commissario che si credea ingannato dall'inetto e falso rapporto, che gli avea fatto di Siracusa, e credea causa dell'ultimo spargimento del sangue, che fece quel popolo nelle carceri, e contro altri individui sospetti.
Fu allora, che la plebe volse lo sguardo ai suoi futuri destini, nonché alla caduta di Catania che avea abbassata la sua bandiera d'indipendenza e rialzata quella del Re, con grondi applausi echegiava per le strade e per i tempi il nome del Re.
Il popolo rimanea pensieroso, ed Adorno l'incoraggiava dicendo di non dover temere; noi siamo stati fedeli al Re; se abbiamo fatto sangue, noi abbiamo ucciso i nostri nemici, ch'erano benanco nemici del Re: la nostra difesa è scritta nel processo, quest'è il momento di mandarlo a pie del trono, e dimostrare i ritrovati tossici, e così sarà sventata la fatale setta di nomini infernali, che collo trattagemma del cholcra trucidavano gli uomini, e desolavano i regni, ed allora anziché pena darci, dovrà rimeritare un prodigio, che il cielo avea riservato a Siracusa. Queste erano le solenni voci di Adorno, cheillnso più d'altro, manifestava sinceri sentimenti nel suo inganno medesimo. Caduta la benda però dovè vedere l'abisso dove avea gettato sé stesso e quel popolo, e che quel processo non ora di ragion pubblica, ma in mani di chi indi ne dovea