Rassegna storica del Risorgimento
1837 ; FRANCICA DI PANCALI EMANUELE ; SIRACUSA
anno
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1939
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pagina
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1085
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Memorie dei moti del 1837 in Siracusa 1085
afferocito più. che mai era stato il cholera in quei giorni, tornando* e non trovando intiere le famiglie, ma a chi mancava la sposa, a chi i figli, i padri, le madri ed altri o nulla dei suoi, ci volle altro che muoverli a frenare nei più rapidi furori; ecco ammutinarsi, e correre al Piano, ove era un accattone privo degli occhi guardato nelle carceri del palazzo comunale, lo minacciano a rivelare, questi spinto dal timore della morte comincia a profferire dei nomi che gli venivano pronti nella mente e nelle labra, e per primo nominò il sacerdote don Felice Campisi, uomo retto di cuore, e che in quei giorni di sciagure più che altri si era dato a torno a sfamare la plebe con generose sovvenzioni, essendo deputato del frumento raccolto dalla generosità di più cittadini, ed ora diveniva oggetto d'ira edi furore per alcuni antecedenti di un suo fratello addetto e destinato dall'Intendente a capo del cordone sanitario di mare, per il qual correa voce nel popolo d'essersi avvelenato perchè scoverto uno degli avvelenatori destinato da quel magistrato, e per un altro suo germano, il quale quale appaltatore delle civiche gabelle si era mostrato acerbo assai nelle escussione dei dazi sudetti; non ci volle altro per correre ad arrestarlo. Era in villa tre miglia da Siracusa, un'orda di marinai e bordonai uniti ad una ciurma di villani, piombarono colà, e ritrovatolo con il fratello gabelliere dei dazi, con il nipote Matteo Raeli netino ivi rifugiato con la moglie e suocera, furono tutti e tre arrestati, e già si conduceano in città, ma la sorella delli Campisi, suocera del Raeli di unita alla moglie di costui li seguivano con lagrime, con li capelli sparsi pregavano quella ciurma per lasciarli liberi perchè inocenti; per fortuna di Raeli, si trovava fra quelli un antico massaro della sua suocera, a cui si rivolsero la suocera e la moglie, le quali con preghiere e lacrime ottennero che fosse rilasciato Raeli. Ma il popolo non sbaglia nei suoi proponimenti, mentre indi molto danno li cagionò all'arrivo dell'alto Commissario, prestandosi con opera triste e vergognosa-a denigrare quel popolo ed a rendere omaggio al suo carnefice. E qui è da ricordare una cosa, che fa pur le meraviglie, che il generale avrebbe ordinato chiudersi le porte della città ad impedire l'entrata di quei furibondi, ma che a richiesta della plebe, ordinava che si aprissero e nulla fece ad impedire quel disordine che a morte portava quei due infelici. Indifferente si diportò il funzionante duca S. Filippo e la Commissione non avendo adibito verun mezzo a distogliere da quell'attentato a cui voleva venire la plebe, anzi disparvero. Frano le ore 24 quando penetravano nella città quei due infelici, e da nn popolo piò. crescente sempre, furono condotti aipUieri; il sacerdote riluttò ad essere legato, ma in un tratto fu messo a morte con il fratello. Intanto correa voce che l'alto Commissario si avvicinava con la forza per conculcare quel popolo rivoltoso e decimarlo, ignorandosi che il rapporto del funzionante dell'Intendente l'aveva assicurato che in quella città era tornato l'ordine, cosa che lo fece ritardare qualche giorno, che fu causa di tanti ulteriori eccessi, e costò la morte a tanti infelici.
Questa nuova sparsa ed accreditata turbava la mente dei più, e cominciava a cadere la benda, e pensare alla propria salvezza, molto più che Catania con la contro rivoluzione ed il ritorno all'ordine l'aveva finito di scoraggiare. Fu parere di molti di levare di mezzo quei testimoni, che si trovavano nelle prigioni, li quali per vendicarsi di un popolo intiero poteano denunziare il vero, e per livore calunniare coloro che non avevano avuto parte che ad impedire più tristi effetti. Questo bastò a dare opera ad nn atto disperato, e fu uscito dalle carceri lo Scheventer* ed ucciso, fu uccisa la sua moglie, i provisionari di polizìa, il capitano del lazzaretto Ortis agustonese accusato di avere sparso dei veleni, ed altri. Con questa stragge si chiuse la notte del 5 agosto, notte terribile di terrori ed apprensioni, ma non di disinganni. Sorgca il giorno 6 ed avendo con la notte svanita l'idea del vicino arrivo dell'alto Commissario, ritornò