Rassegna storica del Risorgimento
1837 ; FRANCICA DI PANCALI EMANUELE ; SIRACUSA
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1939
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Enrico Mauccri
alla memoria della plebe che quel cieco oltre al sacerdote Campisi, nominato aveva don Saverio Nizza; ritornato nel popolo l'idea delti tossici si diresse ad arrestare il Nizza; che sei miglia distante si trovava da Siracusa; vicino al mezzogiorno una turba di bordonari entrava in Siracusa trasportandolo in mezzo ad una folla di smanienti villici senza freno e da furore invasi e trattolo ai soliti pilicri d'infamia, ed ivi legato lo misero a morte. Periva il Nizza, e dopo quello, la plebe in balia di se stessa e senza veruna autorità che la frenasse si diede a sfogare il proprio rancore sopra alcuni appartenenti a provvisiona ri di polizia; fn salvo un fanciullo, fu salva la moglie di un impiegato di polizia, poiché scaricate più di venti fucilate, e non colpita, il popolo gridò al miracolo e a grazia, e che S. Lucia vedendola innocente l'avesse difesa dalle archibu-sate, e qui al solito strani racconti di prodigi veduti, ed in questa maniera finiva la giornata del 6 agosto nella quale il popolo sfrenato agiva a suo intento, poiché la truppa si stava racchiusa nei forti, e le autorità rimaste al reggimento si erano racchiuse nelle case; Adorno si era dato per ammalato. Il giorno precedente ridestandosi l'idea di quel cieco nel popolo, si rivolsero a quello accattone, e si avventarono contro di lui, o perchè non curasse o perchè non avea detto il tutto dei veleni. Questi vedendosi a mal partito chiese un confessore, e giunto confessossi e volle che il prete a voce alta avesse pubblicato tutto ciò che aveagli in confessione manifestato, ma il confessore per conservare l'obbligo del suo sacro ministero, ed anche sul dubbio che non fosse stato creduto dalla plebe, disse alla stessa che non potea farlo ma che piuttosto il medesimo avrebbe il tutto di sua bocca manifestato agli astanti; persuaso di questo consiglio, cominciò ad alta voce a replicare tutto ciò che in segreto avea detto al confessore, cioè di essere stati innocenti quegli infelici, averli denunziati per timor di morte e per antichi odi di negata elemosina, e perchè il Campisi non avea voluto dargli del frumento, mentre il Campisi era solo distributore e non assegna tore, e la prescrizione veniva dal sig. Adorno come capo della forza armata. Sparsa quella confessione, fa tratto da quella plebe ad un piliere, e trucidato. Questo fu l'ultimo sangue che versava quella plebe lasciata in balia di sé stessa, furibonda, irritata da una fatale e onnipotente opinione, che ha dominato sempre tutti i popoli piò culti, unendo all'idea di pestilenzia quella di avvelenamento. Si stiede in uno stato incerto in questo giorno 7 di agosto, quando il giorno 8 appariva la fragata la Partenope con delle barche cannoniere ed altri legni di guerra. Appena gettate le ancore, correa il conte Amorelli, fratello del Vescovo a conferire con l'alto Commissario, e tornato in terra chiamava il sacerdote Salibra ordinando si levasse dalla Matrice Chiesa il Santissimo, e si portasse nella chiesa del collegio, mentre la detta Cattedrale era stata interdetta dal sangue delle vittime fatte dal popolo. Invano il detto Sacerdote si opponea dicendo che il sangue non era stato versato nella chiesa ma fuori della stessa, e nei pilieri molto distanti. Il Conte che era stato tant'umile per il passato oggi con orgoglio imponea che si ubbidisse, addippiò combenzava lo stesso Sac. Salibra a ciò per suo ordine U tre depositari delle chiavi del tesoro di S. Lucia restituissero e consegnassero le stosse subito. Quel locale era stato dal popolo scelto per chiudervi tutti gli oggetti sospetti di contenere veleni trovati dall'Intendente Vaccaro, da Vico, nel Cosmoroma, ed altri non solo ma ben anche vi avea deposto ogni altra cosa d'oro, orologio con catena d'oro, di argenteria od altro di valore. Fu eseguito il primo incarico, si consegnarono vilmente da quei depositari del popolo di Orazio Mustuncci, di Salvatore Giaracà e di Gaetano Monleforte, tutti e tre Patrocinatori, le chiavi, la riuscita molto più dei primi due fu triste assai. Intanto la sera si sbarcò una buona mano di milizia, che posero in stato di assedio il piano del Duomo, guardandolo in tutte le bocche, e scaricando delle fucilate,