Rassegna storica del Risorgimento
1837 ; FRANCICA DI PANCALI EMANUELE ; SIRACUSA
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1939
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1087
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Memorie dei moti del 1837 in Siracusa 1087
che fecero scomparire tutte le persone che poteano transitare, e chiudere le porte delle case di coloro, che in quel piano teneano stanza. Li impiegati del comune spaventati delle fucilate si ricoverarono sotto li scrittoi e banche per timore d'essere feriti. Intanto li capi di quel distaccamento s'introdussero nel palazzo vescovile situato nello stesso piano, e corse voce, che con l'annuenza del detto Conte Amorelli e dell'altro fratello vicario fratelli del Vescovo, il tesoro di S. Lucia si aprisse e s'involassero la maggior parte degli oggetti ivi esistenti, e dal popolo depositati. La dimani furono piazzati dei gendarmi nella casa del funzionante da intendente duca S. Filippo per avere con suo rapporto tardata la venuta dell'alto Commissario, che rassicurava d'essere tutto finito, e tranquillata quella popolazione, quando la strage maggiore', avvenne in quegli ultimi giorni. Addippiù si domandavano dall'alto Commissario tutti gli atti fatti e dalla commissione e dalla stessa emanati, ch'egli assicurava di non averli, e dicea d essere in potere di Pancali e di averli a Ini passati, lo che risparmiò lavita di tante persone compromesse, e che fermo Pancali non cesse mai, ed assicurò di non avere avuto le stesse legalità. Indi fu chiamato Pancali, che non sii érà.allouta-nato per il bene dei suoi amministrati, fidando nella sua fermezza, e sfidando il pericolo che gli soprastava, e scongiurando la tempesta. Si avventurò una scialuppa intanto partita dal legno dove si trovava l'Alto Commissario, veniva a rilevarlo dopo essere stato arrestato l'Adorno e suoi figli con molti altri cittadini. Pancali s'imbarcava con animo sereno, benché si trovavano piazzati in quella barca il Maggiore Garaia ed altri uffiziali, l'Istruttore del processo signor Mistretta ed il clinico dottor D. Giuseppe Moscuzza; che indi seppe essere tutti quelli componenti della Commissione Militare. Giunta la barca sotto il bordo di quella fragata poco distante da dove si era partita si presentò nella scala di quel legno di guerra l'Alto Commissario Marchese del Carretto che Pancali per fatti antecedenti avea conosciuto in Palermo; si fermò nei primi gradini di quella scala per tema del cholera, e che tntt'ora dominava in Siracusa ed in primo chiamò il Patrizio Pancali, il quale si fece innanzi a quell'alta autorità che scintillava d'ira e di vendetta contro Pancali per aver firmato quel manifesto, che a suo dire avea suscitato tanto foco in tutta l'Isola, ed in primo gli chiese come egli si avea arrogato quel potere che non era nelle facoltà di un semplice amministratore delle cose comunali. Pancali senza trepidare un istante presentava un ufficio dell'Intendente Vaccaro, nel quale per mancanza di tutte le autorità di quel Capo Valle che si erano allontanate dal loro posto, e dovendo lui stesso allontanarsi per ragione di salute lo investiva di tutte le sue facoltà, ed ordinava che la polizia stesse sotto i suoi ordini, paso ch'egli avea a malincuore accettato, e che trovandosi dopo il Consigliere Provinciale Duca di S. Filippo pronto ad accettare quel posto e che Vaccaro fu negativo conferirgli per antecedenti non buoni, il solo che la legge chiamava in mancanza d'altri prima di lui. La franchezza di Pancali e la lettura di quell'ufficio di Vaccaro, che fu letto dal Maggiore Garzia, cominciò a far lenire l'ira del supremo rappresentante del suo Re. Indi chiedea, come avea firmato quel sedizioso manifesto, e Pancali occultando, chi n'era stato causa ed i suoi complici, rispondea, che la forza del popolo l'avea a tanto obbligato, ch'egli in quel cimento fu come Ferdinando I obbligato nel '20 a firmar la Costituzione, circondato di forze imponenti ed egli solo, e da ogni autorità responsabile, abbandonato.
Essendosi la truppa chiusa nei forti e li magistrati disertati, dicea l'Alto Commissario a Pancali, che ogni sudditto era obbligato spargere il suo sangue per il suo Re, ma questi rispuntiu di avere giurato nel mettersi in possesso di quella carica, di osservare, e fare osservare le leggi amministrative, e se avea adempito a questo dovere se