Rassegna storica del Risorgimento
1837 ; FRANCICA DI PANCALI EMANUELE ; SIRACUSA
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Enrico Mauceri
ne appellava ai suoi commilitoni, non avendo fatto mancare il necessaria alia vita né alle truppe, né al popolo. Egli poi non avea voluto mai appartenere alla milizia poiché rifuggiva il suo cuore all'idea di sangue. Dopo quelle risposte ferme e risolute che si proferivano da un'anima senza rimorsi, e sicuro della condotta tenuta fra gravi pericoli e suo sommo interesse che richiamavano alla mente dell'alto Commissario qualche reminiscenza del passato e delle qualità di quel Patrizio, pacatamente scen-dea a domandare ciò che avea praticato per impedire che il cholera non progredisse: Pancali rispondea di avere osservato le disposizioni che dal Governo, per organo dell'Intendente, a lui erano stati inculcati, egli rapportava minutamente ciò che avea praticato. Del Carretto nel mostrarsi soddisfatto del suo andamento ne aggiungea delle altre che il Patrizio si mostrava pronto eseguirei subito che ne veniva autorizzato con sua disposizione, ed indi di buon viso l'accomiava inculcandogli vigilanza. Pan-cali solo facea ritorno al punto da dove si era partito, dove giunto venia accolto dai buoni e dal funzionante da intendente signor Raddusa con contento e segni di vero affetto.
Intanto il giorno declinava quando il Patrizio mcttea piede in terra, e con sorpresa vedea entrare nel castello Filippo Patronaggi da Palermo e la sua moglie con vetture cariche di roba, chiedendo asilo in quel forte- poiché in città si minacciava in quella notte una rivoluzione, lo che giunto alla cognizione dell'alto Commissario, si ordinava dargli alloggio, e disponea, che si sbarcassero dai suoi legni delle forze d'uomini e di artiglieria da trovarsi pronti ad ogni movimento del popolo. La notte però si passò tranquilla in città, ed ognuno si avvide d'essere stato quello un. ritrovato del Patronaggi diretto a calunniare quel popolo, e quelli stessi, che gli aveano salvata la vita, come in seguito si vedrà di avere riuscito nel suo proponimento.
La dimani Siracusa fu messa in istato di assedio, ordinando il disarmo di tutti li cittadini, e comparve l'elezione di una Commissione militare il giorno prima eletta i di cui componenti furono: il Maggiore del Genio Garzia da Presidente, uomo di legge, il Giudice del Ccondario D. Francesco Mistretta, quel Mistretta, ch'era stato chiamato ad istruire il processo contro gli arrestati per sospetto d'essete spargitori di veleno, e loro complici, quello stesso, che avea ordinato e fatto eseguire innanzi un popolo intiero li esperimenti chimici sugli oggetti ritrovati presso diverse autorità di polizia, ed altri impiegati caduti in sospetto, quello stesso, che dava più d'ogni altro credito essere il cholera opera di veleni o almeno lo facea credere, essendo indettato di un Domenico Camardelli, uno del partito sedizioso a far cadere Siracusa e trionfare l'emula città rivale. Capitano Relatore il famigerato Rosario Riccieri Catanesc, Comandante all'Ospedale Militare di quella Piazza; componenti della Commissione il tenente Lastrucci del Genio, fratel cognato dell'oggi sotto intendente Antonio Quartata, che da semplice alunno di quell'Intendenza, si meritò, per li prestati servizi in quell'occorenza, di ascendere a consigliere dell'Intendenza di Catania; ed altri ufficiali tutti cagnotti dell'Alto Commissario.
Da quel punto non si ha da rendere di ragion pubblica, che fucilazioni, condanne d'ogni sorta, arresti di persone di ogni qualità e mestiere, nonché dei Ministri del Santuario con il carattere sacerdotale si videro condannati a morte per la sola colpa di credere il cholera opera degli uomini, e non di Dio; insigniti do gradi ecclesiastici furono per vendetta di quel vescovo Amorelli, con sommo Beandolo ed affronto della sua casta bersagliati da quell'uomo anzi da tutta quella famiglia, tra le fiere la più atroce, la maggior parte di questi infelici furono trascinati da paesi vicini come briganti, in abito talare a piedi, indi stivati in una barcaccia e rimorchiati da un vapore