Rassegna storica del Risorgimento

1837 ; FRANCICA DI PANCALI EMANUELE ; SIRACUSA
anno <1939>   pagina <1099>
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Memorie dei moti del 1837 in Siracusa 1099
Ma il popolo che ondeggiava dall'uno all'altro estremo, sente lontano il tamburo, quindi più vicino uno squillare di tromba; in ultimo si distinguono giulivi snoni mili­tari. Sono le mercenarie truppe, che si avanzano ed entrano con gioja nella Città, che sapevano di dover distruggere, e di dover ridurre all'ultima miseria mentre quell'afflitto popolo mordevasi la mano per trovarsi disarmato volendo morire o vivere sui nobili avanzi della sua Patria infelice.
Un profondo silenzio accoglie l'insultante allegria, il terrore e lo sgomento si spande per ogni dove, ed il solo Adorno è l'uomo, che non sente affrettarsi per nulla i battiti del cuore. Pure tremerà anche egli Mario Adorno, tremerà anch'egli quest'uomo di ferro, che la barbarie di Del Carretto è tale da vincere e soggiogare la più sublime umana fermezza! Appena mette egli il piede in Siracusa cominciano gli arresti: cre­scono ad ogni ora: agli arrestati della Città si aggiungono quelli della Provincia, ed il numero ne diviene si traboccante, sì smisurato, che le pubbliche prigioni, i bagni de* forzati non sono bastevoli a contenerli: il Collegio, ed altri luoghi si destinano all'in­fame officio di carceri.
La mandra è ben popolata e la Jena può gavazzare nel sangue; ma ebro di feroce gioja Del Carretto non si è bene ancora deciso da quale vittima deve cominciare il macello; vorrebbe dare alla sua crudeltà il vanto di raffinata, e con occhio truce resta a guardare i prigionieri e pensa... Alla fine un sorriso d'inferno muove le maledette lab­bra, un'idea degna di Satana gli è balenata nella perversa mente Ah egli è felice, egli ha raggiunto nel suo pensiero il sublime della crudeltà, e della barbarie!eIo scelgo primi que' due dice rivolgendosi alla vile turba de' militari che lo accerchiano. Va­dano primi al supplizio, ma il più. giovane avanti e quel gagliardo che mi ha l'aria di sfidare i fulmini, sènza benda appresso .
A siffatte parole i suoi satelliti ricambiano tra loro uno sguardo cupo, sorpreso; ma il capitano Cioffi scelto meritamente a relatore dell'iniqua Commissione militare, e degno seguace e strumento di lui: Bisognano giudicarsi dice: un giudizio, una formula è necessaria.
E lo sia pure: io sono condiscendente, mala morte....
V. E. non dubiti: è una formalità di pochi minuti e scrisse la sentenza di morte, che fu subito firmata dal Presidente Garzia, e da tutti gli altri vilissimi tremanti schiavi, che componevano la Commissione.
Il tempo per l'esecuzione? tornò a domandare con tutto sangue freddo Cioffi presentando l'infame sentenza.
Tosto che le faccende da disbrigare son molte. Se domandano di confessarsi, si confessino, che non voglio impacciarmi coi preti di là....
Il luogo?.
Innanzi il Monistero di S. Lucia, che cosi se non occorre alcuno alla funzione, vi saranno le monachelle.
Né si credano questi minuti dettagli parto d'immaginazione, che io parlo di nomini viventi, che potrebbero smentire le mie parole. Cosi purtroppo si scherzava col sangue, e con le teste degli infelici: così figurava un giudizio, un tribunale, una sentenza, men­tre in realtà di fatto, oravi la sola feroce volontà del tigre di Del Carretto, ed il giudice Mistretta, che pochi giorni prima avea compilato il processo del veleno, con inaudita infamia, legalizzava ora le arbitrarie e disumane sentenze, e Come nomo di legge facea in seguito spontaneo le conclusioni di morte.
Le due prime vittime adunque furono condotte al supplizio: i passi del giovine erano vacillanti, ma l'uomo di vantaggioso statura camminava fermo, e di bassa voce