Rassegna storica del Risorgimento

1820 ; IRPINIA ; EMIGRAZIONE POLITICA
anno <1940>   pagina <11>
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Gli Irpini della rivoluzione del 1820 nell'esilio 11
E rammentiamo pure che il Settembrini, èsule in Inghilterra, alcuni anni più tardi, e nelle identiche condizioni, esprimeva press* a poco nelle sue Ricordanze un eguale giudizio.
So la terra inglese ci risentimmo nomini e liberi: quel cielo ci sembrò più bello dei cielo d'Italia, quegli uomini più amorevoli dei nostri. Tutti ricordiamo le onorate accoglienze che ci avemmo... CLi eravamo noi? Esuli sconoscili ti ; ma agli occhi di qnel popolo, noi nella nostra sventura, affermavamo Dio, negato dal Borbone.
Questa, con la storia alla mano, l'Inghilterra a nostro riguardo un secolo fa. Chi pensi alle sanzioni non può non mormorare: oh quantum mutata ab illa...!
I ESULI IRPINI IN MALTA
E opportuno una buona volta notare che gli espulsi ed i fuggiaschi dal Regno napoletano, spargendosi in diverse direzioni e cambiando facilmente sede o nella speranza di minori disagi o per l'oppressione delle Polizie, in un irrequieto andirivieni s'incontrano, si distaccano, Si sus­seguono, alle volte s'incrociano, sì che taluni arrivano da una località ad un'altra, mentre altri fanno l'opposto: povere anime anelanti sem­pre ad un riposo che nessuna terra straniera poteva offrire ad essi! Questo loro irrequieto ramingare era come dell'infermo, di leopardiana e manzoniana similitudine, il quale si trova su di un Ietto scomodo, e vede intorno a sé altri letti piani, ove si figura che 11 si debba trovar bene; ma se*gli riesce di cambiare, comincia a sentire anche nel nuovo lische e punture.
Malta, questa piccola ridente isola, sia perchè così vicina e parte naturale d'Italia, sia per la nota ospitalità dello Stato che la governava, attirava maggiormente i nostri esuli, come un'oasi nel deserto del loro peregrinare.
Il primo irpino ad approdarvi fu D. PIETRO DE LUCA di Monte' fosco. Figlio di un martire della libertà, aveva fervida nel sangue questa aspirazione e fior d'uomini dotti, come lo chiama il Rossetti;gio­vane d'alto ingegno e di molte lettere , a dire di Guglielmo Pepe, *) era stato coadiutore diluì nell'organizzarc tra il 1818 e il 1819 nel Principato Ultra gli ufficiali carbonari a capo delle milizie. L'attività data alla trion­fante rivoluzione gli aveva portato il trasferimento da Consigliere dell'In-' tendenza di Avellino all'ufficio più importante di Segretario generale dell'Intendenza di Napoli, ove con la devozione sconfinata per la causa
1) Cfr. G. PEPE, citate Memorie* voi. 1, p. 355.