Rassegna storica del Risorgimento
1820 ; IRPINIA ; EMIGRAZIONE POLITICA
anno
<
1940
>
pagina
<
21
>
Gli Irpinì della rivoluzione del 1820 nell'esilio 21
Corrispose a questo fiducioso appello, a questa accorata invocazione il sacerdote di Gesù?... Ecco come corrispose: su ricorso di cittadini di Luogosano scandalezzati dei rapporti troppo intimi di quel giovane arciprete con la moglie dell'esule, A. d. P. madre di sette figli il Giudice regio di Paterno condannò il Barbiero a sei mesi di esilio correzionale, vero è annullati in appello dalla Gr. C. Crim. di Principato Ultra; l'Autorità ecclesiastica gli applicò e mantenne la censura. ')
Purtroppo fu questa un'altra dolorosa conseguenza dell'esilio: varie giovani rappresentanti del sesso debole, prive del freno del capo di famiglia, angustiate dai disagi, stanche della solitudine, dimenticarono i loro principali doveri, cedettero alle seduzioni. Come al Di Stasio esule a Corfu, così capitò a SALVATORE DE JOANNA esule a Tunisi: la moglie si abbandonò al concubinato. Quando nel giugno del 1826 il Provicario generale della Curia di Avellino fa in Santa visita in Sant'Angelo alVEsca, informato da persone degne di fede della scandalosa pratica, ne riferi al Giudice regio e al Sottintendente di Sant'Angelo de' Lombardi. Il concubinario fu diffidato con obbligo sottoscritto a non più trattare l'infedele; costei, arrestata in Avellino, fu inviata alla casa paterna in Mirabella. Protestò ella la propria innocenza e sollecitò il ritorno in Sant'Angelo all'Esca alle sue possessioni per poter sostentare due suoi Bambini, non sappiamo con quale esito.
Ma ci piace pur rilevare qualche caso ben diverso. Donna Maria Giuseppa Gemiamo di Mirabella, abbandonata dai parenti del marito, l'esule LEONARDO PENTA, che la privarono anche dei tre figli, angariata dal proprio genitore che le negò le rendite dotali, esposta alle tentazioni della giovinezza, ella di non spregevole fìsonomia (son parole sue), per conservarsi l'onore e trovare i mezzi di sussistenza, supplicava il Vescovo di Avellino di farla entrare in un Conservatorio qualunque fino al rimpatrio di suo marito da Tunisi.
Con gli IMBIMBO ci troviamo di fronte ad un'altra nobile famiglia di patrioti irpini che fa riscontro a quella dei De Luca: nell'una e nell'altra lo spirito di libertà si trasmette per li rami, di padre in figlio; nell'una e nell'altra tale spirito perdura e resiste tenace alle molteplici avversità. Ben tre della stessa famiglia sono gli IMBIMBO, che contemporaneamente lottano e si sacrificano perla causa della libertà! Magnifica dimostrazione di quella legge della eredità morale per cui col sangue i genitori trasmettono ai propri figli la loro stessa anima, le loro stesse
i) Notizie queste con le seguenti attinte dall'Archivio della Curia Vescovile di Avallino,