Rassegna storica del Risorgimento

1820 ; IRPINIA ; EMIGRAZIONE POLITICA
anno <1940>   pagina <29>
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Gli Irpini delia rivoluzione del 1820 nell'esilio 29
possessione finì di denominarsi il Vasto Imbimbo e dal nuovo proprie­tario cominciò a chiamarsi, come tuttora si chiama, il Vasto Capozzi, L'altro figliuolo, GIUSEPPE IMBIMBO, obbligato da un contratto ad inse­gnare per altri due anni lingua italiana nell'isola di Cerìgo, rimpatriò più tardi. Ma pare che il quasi decennale esilio non avesse affievolito in questo giovane l'ardore di libertà, perchè pochi anni dopo in Avel­lino egli incappa in altre imputazioni politiche che lo costringono a riprendere la sua vita di ebreo errante, ripartendo ancora per l'esilio, e questa volta per un paese ancor più disagevole, Tunisi.
E che avvenne del medico PASQUALE ROTONDI? Era stato fortu­nato a rimpatriare quattro anni prima dei suoi compagni, nell'ottobre del 1827, con l'indulto per il parto della Regina. Ma troppo poco egli potè godere questo beneficio, poiché in Avellino ove era stato soggetto a domicilio forzoso (appena qualche visita gli fu consentita alla casa paterna in Torrelenocelle), fu accusato di essere irresipiscente, indo­mabile settario a capo della setta I Tullj del FOTO; perciò dopo una lunga latitanza fu arrestato il 18 aprile 1829 e deportato come NICOLA PALOMBA e STEFANO PREZIOSI nell'isola di Lipari.
ESULI IRPINI NELLA CORSICA
Nella Corsica e propriamente a Bastia troviamo tre soli Irpini, di umile condizione, a scontarvi la stessa pena di un esilio decennale.
PASQUALE SAGGESE di Pietrastornina, durante una perquisizione che il 3 giugno del 1821 la Gendarmeria reale fece al suo podere in contrada Màbilii per sorprendervi dei latitanti ricercati dalla Polizia, fu trovato in possesso di armi e di una coccarda tricolore, distintivo della proscritta setta; perciò fu arrestato lui. Non aveva che 22 anni quando tradotto nel capoluogo davanti alla Corte Marziale, da questa il 25 luglio venne condannato al bando dal Regno per dieci anni e quindi provveduto d'un passaporto per Bastia. Recatovisi si diede a lavorare. Non passarono che diciotto mesi che egli espresse il bisogno di essere restituito in patria; ma rintontì allora direttore della Polizia generale, cui fu rimessa la supplica, non trovò da accoglierla. Il decreto del 9 dicembre 1825 riduceva, anche a lui, di due anni le condanne per reità settarie pronunziate da Commissioni militari, ma non sap­piamo apiegarci perchè egli non ne beneficiò. Allorché il poveretto ebbe scontato per intero il suo esilio e chiese di rimpatriare, il Regio